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giovedì 21 giugno 2012

I CRISTALLI IMPOSSIBILI PIOVUTI DALLO SPAZIO



La loro esistenza era stata ipotizzata dallo scienziato israeliano Schechtman che l'anno scorso vinse il Nobel per la chimica ma la reale scoperta è di Luca Bindi, ricercatore italiano.



MILANO - I “cristalli impossibili” non esistono sulla Terra e piovono dallo spazio. Sono cristalli la cui struttura era stata ipotizzata e scoperta nel 1980 dallo scienziato israeliano Daniel Schechtman battezzandoli per la loro stranezza “quasi cristalli” essendo, semplificando, una via di mezzo tra il vetro e il cristallo. Ma nessuno gli credeva e i suoi lavori venivano anche rifiutati da blasonate riviste scientifiche appunto perché giudicati “impossibili”. Ma lui insisteva nella sua ricerca finché riuscì a dimostrare di aver ragione tanto da meritare l’anno scorso il Premio Nobel per la chimica.

PREMIO NOBEL - La sua idea, anche se da Nobel, non era facile da accettare perché questi “quasi cristalli” violano le regole della simmetria che governano tutte le strutture dei cristalli esistenti sulla Terra ed hanno, inoltre, differenti proprietà fisiche ed elettriche. In natura non si sono mai trovati e solo in laboratorio gli scienziati erano riusciti a fabbricarli artificialmente. Ma un paio d’anni fa alcuni geologi, tra cui Luca Bindi dell’Università di Firenze, li hanno trovati nelle rocce delle montagne Koryak, nell’estremo oriente russo. Analizzati per bene da un gruppo di ricercatori comprendente, oltre a Bindi, Paul Steinhardt dell’Università di Princeton, hanno però concluso che queste pietre sono arrivate dallo spazio, sono delle meteoriti, come scrivono sulla pubblicazione americana “Pnas”.

LE PROVE - Gli elementi probatori, come direbbe un giudice, riguardano gli isotopi dell’ossigeno analoghi a quelli trovati nelle meteoriti come le condriti carbonacee e un tipo di silicio che si forma soltanto quando entrano in gioco pressioni molto alte come accade durante un impatto. Il minerale trovato è una lega di alluminio, rame e ferro, e dimostra che può esistere in certe condizioni e che si può mantenere. Resta però un mistero come si possa formare. Una conferma addirittura cosmica (con il contributo italiano) per il Nobel Daniel Schechtman a cui nessuno credeva.

Giovanni Caprara

Fonte: http://www.corriere.it


 Un quasicristallo icoesaedrico Credit: SFU


 3D rendering di un quasicristallo - via deBruijn - Mathematical Details

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