The Beatles (in italiano I Beatles, pronunciato /ˈbitols/[5], in lingua originale /ˈbiːtls/) sono stati un gruppo rock britannico, originario di Liverpool e attivo dal 1960 al 1970. Formati da John Lennon (voce, chitarra ritmica), Paul McCartney (voce, basso), George Harrison (voce, chitarra solista) e Ringo Starr (batteria, voce). Hanno segnato un'epoca nella musica, nel costume, nella moda e nella pop art[6]. Ritenuti un fenomeno di comunicazione di massa di proporzioni mondiali[7] e considerati tra le maggiori espressioni della musica contemporanea, a distanza di vari decenni dal loro scioglimento ufficiale – e dopo la morte di due dei quattro componenti – i Beatles contano ancora un enorme seguito e numerosi sono i loro fan club esistenti in ogni parte del mondo[8]. Secondo una stima del 2001, è risultato in assoluto il gruppo musicale di maggior successo commerciale, con vendite complessive che superano il miliardo di dischi e di musicassette[9], e per la rivista Rolling Stone i Beatles sono i più grandi artisti di tutti i tempi[10]. L'aura – per molti versi non sempre codificabile secondo i canoni comuni – che circonda lo sviluppo del loro successo a livello mediatico e che ha favorito la nascita della cosiddetta Beatlemania e lo straordinario esito artistico raggiunto come musicisti rock sono inoltre oggetto di studio di Università, psicologi e addetti del settore[11][12][13].
Gli anni della formazione (1957-1960)
Per approfondire, vedi la voce The Quarrymen. |
« Il rock'n'roll era reale. Tutto il resto era irreale. Quando avevo quindici anni era l'unica cosa, tra tutte, che potesse arrivare a me. » |
(John Lennon[14], 1970) |
Alcuni mesi dopo l'ingresso nel gruppo di Paul, questi contattò per un'audizione un altro ragazzo che con lui frequentava il Liverpool Institute, l'amico e compagno di scuolabus George Harrison. Lennon ammise George nel gruppo in seguito a un provino che ebbe luogo proprio su un autobus, dopo averlo ascoltato cimentarsi in un pezzo strumentale, Raunchy[17]. Nel gennaio 1960 fu un compagno di John all'Art College, lo scozzese Stuart "Stu" Sutcliffe, a divenire il bassista dei Quarrymen. Pittore di grande talento, acquistò un basso Höfner dopo aver venduto il suo primo quadro[18]. Più tardi, quell'anno, prendendo spunto dai Crickets di Buddy Holly (grilli, in inglese)[19], il complesso prese il nome di Beatles – dopo essere passato per Johnny and The Moondogs, Beatals, Silver Beetles, Silver Beatles e infine, a metà agosto 1960, Beatles[20].
All'inizio della loro carriera, i Beatles mancavano di un batterista fisso; a loro si unì per un breve tempo il batterista trentaseienne Tommy Moore, che li lasciò dopo una tournée in Scozia come gruppo di spalla del cantante Johnny Gentle[21]. E soprattutto Sutcliffe aveva difficoltà a suonare il basso in modo soddisfacente[22]. Per una serie di fortunate coincidenze, poiché altri gruppi di Liverpool non erano disponibili, il loro primo manager, Allan Williams, propose loro una scrittura ad Amburgo[23] – dove un'altra band di Liverpool, Derry and the Seniors, stava esibendosi con successo – a condizione che si dotassero di un batterista fisso[24]: un giorno di agosto, al Casbah di Mona Best notarono il figlio della proprietaria, Pete Best, che col suo gruppo, i Blackjacks, si esibiva alla batteria. Ritenuto idoneo, fu reclutato pochi giorni prima di partire per Amburgo[25].
Il periodo di Amburgo (1960-1962)
Ad Amburgo iniziò una vera trasformazione. Costretti dall'esigente titolare dell'Indra, il locale dove si esibivano (al numero 64 di Große Freiheit, una laterale della Reeperbahn, la via a luci rosse del quartiere di St. Pauli) a lunghe performance in cui dovevano produrre il massimo volume, la loro musica acquistò potenza e consapevolezza[26]. In quel periodo si formò lo stile e il repertorio che avrebbe caratterizzato i primi anni della loro attività e secondo una teoria[27] – successivamente contraddetta dall'interessato[28] – iniziò a emergere la volontà di Paul di prendere il posto di Stuart al basso. La prima volta che il gruppo si esibì con un contratto a nome "The Beatles" fu proprio ad Amburgo, il 17 agosto 1960[29][30].
A fine novembre furono costretti a tornare a Liverpool a causa di alcuni problemi con la polizia tedesca, imbeccata dal primo impresario che li aveva ingaggiati ma che essi avevano in seguito lasciato per un contratto più vantaggioso. George era minorenne e non poteva lavorare legalmente; Pete e Paul, trasferitisi nella sistemazione procurata dal loro nuovo datore di lavoro, rientrando nottetempo nel loro vecchio e precario alloggio per prendere le loro cose illuminarono la stanza dando fuoco a un profilattico appeso alla parete e incendiando così la carta da parati, evento che provocò il loro arresto e quindi l'espulsione[31]. Tuttavia, pochi mesi dopo essi ritornavano ad Amburgo con un contratto firmato senza l'intermediazione del loro manager, grazie agli estimatori che si erano conquistati, e lì si esibirono dal 1º aprile al 1º luglio 1961[32].
Nella terza spedizione nella città tedesca – che ebbe luogo nell'aprile-maggio 1962[33] – si iniziò a delineare la definitiva line-up della band. Stuart Sutcliffe, ammesso all'Accademia d'arte di Amburgo, lasciò la musica per dedicarsi alla pittura, suo vero interesse, e al basso subentrò Paul McCartney[34]. Cambiò anche il loro look: i capelli pettinati in avanti con la frangetta, le giacche di pelle e senza risvolti, il tutto completato da stivaletti, furono il contributo all'immagine dei Beatles dato dalla fidanzata tedesca di Stuart, Astrid Kirchherr[35]. Il gruppo ritornò ad Amburgo per l'ultima trasferta a metà dicembre 1962, esibendosi fino a fine anno allo Star-Club. Con questi ultimi concerti, i Beatles avevano collezionato un totale di 800 ore sui palcoscenici tedeschi[36].
Gli esordi in studio (1962-1963)
Per approfondire, vedi le voci Please Please Me (album) e With the Beatles. |
Presto trovarono un manager in Brian Epstein che all'epoca gestiva un negozio di elettrodomestici e dischi a Liverpool. Incuriosito dalla richiesta da parte di un loro fan di My Bonnie – un disco registrato dal gruppo in Germania in cui essi accompagnavano il cantante solista Tony Sheridan – e incoraggiato dal fatto che essi si esibissero al Cavern Club a poca distanza dal suo negozio, ci andò per conoscerli[39][40]. Colpito dal loro carisma e dal richiamo di pubblico, si offrì di fare loro da manager. Anche per il fatto di aver rotto con il loro primo impresario Allan Williams, e limitandosi la loro attività quasi esclusivamente agli spettacoli quotidiani al Cavern Club, dopo un'iniziale esitazione accettarono. Da parte sua Epstein riuscì ad allargare il giro delle loro scritture, si impegnò a ripulirne l'immagine[41] insegnando loro anche il celebre inchino all'unisono da sfoggiare nei concerti[42] per poi ottenere un provino ai Beatles con la Decca Records il giorno di capodanno del 1962[43].
Fu così che Mike Smith, osservatore della Decca Records, partì alla volta di Liverpool per ascoltare i Beatles e un altro gruppo locale, rimanendo favorevolmente impressionato dalle loro esibizioni al Cavern Club[44]. Giunti a Londra per l'audizione dopo un viaggio disastroso e una notte passata male, irritati e nervosi i Beatles – malconsigliati da Brian Epstein nella scelta dei brani – eseguirono la parte meno eccitante del loro repertorio[45], conservato per la storia nelle registrazioni rimaste nell'archivio della casa discografica[46][47]. Nonostante il gradimento di Smith, la Decca preferì mettere sotto contratto un altro gruppo – Brian Poole & The Tremeloes – per il fatto che quest'ultimo era di Londra e non della relativamente lontana Liverpool[48]. L'errore di valutazione divenne epocale[49]. Un paio d'anni dopo, la stessa Decca, per ironia della sorte su raccomandazione di George Harrison, mise sotto contratto i Rolling Stones[50], pur non essendo in un primo momento convinta, proprio perché memore dell'errore commesso con i Beatles.
Dopo questo insuccesso, Brian Epstein pensò che per dare un tocco di maggiore professionalità e così colpire maggiormente i discografici fosse più convincente presentarsi con un disco piuttosto che con dei nastri[51]. Si recò perciò nel celebre negozio HMV in Oxford Street a Londra, dove il tecnico Jim Foy, addetto alla realizzazione dell'acetato, rimase favorevolmente impressionato dalla musica che aveva sentito e indirizzò il manager dei Beatles a Sid Coleman, dirigente della EMI[52]. Fu solo l'insistenza di Brian Epstein e il fatto che egli fosse, con il negozio di famiglia NEMS (North End Music Stores), un importante distributore nel nord dell'Inghilterra, a convincere i responsabili della EMI, che demandarono a George Martin il compito di ascoltare qualche traccia incisa dai Beatles[53][54].
Martin, all'epoca, era responsabile per la EMI dell'etichetta sussidiaria Parlophone, che si occupava di jazz e musica classica. Era quindi piuttosto lontano dal genere musicale dei Beatles[55], ma avendo ascoltato su insistenza di Epstein parte del materiale da essi prodotto, si convinse che si potesse trarre qualcosa di buono dal gruppo e ritenne che valesse la pena dare loro un'occasione concedendo al quartetto un'audizione che si tenne il 6 giugno 1962[56]. Nello Studio Tre di Abbey Road a Londra furono registrati quattro pezzi, tra cui una versione del classico Bésame mucho cantata da Paul e tre composizioni originali: Love Me Do, P.S. I Love You e Ask Me Why, dalle quali l'assistente di studio di George Martin, Ron Richards (che si fece carico della seduta di registrazione in attesa dell'arrivo di Martin) rimase positivamente impressionato[57].
Fu solo a quel punto che i Beatles poterono avere un vero contratto discografico, anche se non molto vantaggioso per loro[58]. Quando il 4 settembre 1962 i Beatles si ripresentarono nella sala d'incisione di Abbey Road, Ringo Starr sostituiva Pete Best alla batteria. Subito dopo l'audizione di giugno, infatti, George Martin, insoddisfatto delle caratteristiche strumentali di Best, aveva detto a Brian Epstein che avrebbe preferito un sessionman per le registrazioni in studio[59]. Inoltre Pete Best aveva un carattere introverso e condotte che compromettevano l'unità della formazione, specialmente nel contesto di Amburgo: a differenza degli altri tre rifiutava di assumere pastiglie eccitanti e di adottare la nuova pettinatura. C'è chi pensa anche che abbia giocato la gelosia: il seguito di ammiratrici di Best era assai folto, e questo minacciava le ambizioni di conquiste femminili da parte del resto del gruppo[60]. Comunque sia, non si era creato un grande affiatamento con gli altri componenti[61]. In aggiunta, John, Paul e George conoscevano già Ringo per averlo incrociato ad Amburgo quando suonava con il gruppo Rory Storm and the Hurricanes; e il batterista conosceva il loro repertorio in quanto aveva occasionalmente sostituito Best[62]. Sotto la pressione di George Martin, Starr fu perciò considerato dai tre l'elemento adatto alla sostituzione definitiva, avvenuta il 16 agosto[63][64].
Per la sessione del 4 settembre, Martin aveva trovato loro una canzone con cui pensava potessero scalare la classifica delle vendite. Il titolo del pezzo era How Do You Do It? e l'autore era Mitch Murray. Ma i Beatles fecero chiaramente capire che volevano registrare materiale di loro composizione[65]. Così, dopo l'esecuzione di How Do You Do It? si passò a incidere Love Me Do. Ascoltando la registrazione di quel giorno, il produttore considerò la prova di Ringo Starr poco soddisfacente e perciò per la sessione in studio della settimana successiva provvide a sostituire Ringo con il sessionman Andy White, che suonò la batteria in Love Me Do e in P.S. I Love You. Ringo si adattò a suonare il tamburello come rinforzo al rullante in Love Me Do, mentre in P.S. I Love You era alle maracas[66].
Love Me Do venne pubblicata come singolo nella versione con Ringo Starr, mentre la versione dell'album vide White alla batteria[67]. Il disco, a cui la EMI riservò scarsissime attenzioni promozionali[68], raggiunse il diciassettesimo posto nelle classifiche di vendita del Regno Unito, ma a Liverpool vendette moltissimo. Una leggenda vuole che il successo di vendite a Liverpool fosse dovuto all'acquisto da parte di Brian Epstein di migliaia di copie del disco. A quarant'anni di distanza, quello che sembrava solo un episodio leggendario fu invece confermato da Alistair Taylor, a quel tempo assistente di Epstein[69].
Please Please Me fu il loro secondo 45 giri e raggiunse il primo posto della Hit parade inglese[70]. Sarebbe stato il primo degli innumerevoli hits firmati Lennon-McCartney. Il successo del brano iniziò a far conoscere il gruppo su scala nazionale: uscito l'11 gennaio 1963, ebbe subito recensioni positive[71].
Due mesi dopo la pubblicazione di Please Please Me, il 22 marzo uscì l'album omonimo, che vendette subito 500.000 copie e raggiunse il primo posto nella classifica di vendita britannica degli LP[72]. Questo 33 giri, che vedeva un'originale copertina con la loro foto in costume di scena affacciati, baldanzosi e sorridenti, dalla ringhiera della casa editrice della EMI in Manchester Square[73], fu di fatto il primo passo del loro ingresso nella storia della musica pop. Notevole era il fatto che per la prima volta non si trattava di cover raffazzonate alla buona per mettere insieme il formato a 33 giri, come era comune per sfruttare rapidamente singoli di successo; ben otto brani su quattordici erano infatti di loro composizione.
L'album seguente, With the Beatles, fu pubblicato il 22 novembre 1963 ed ebbe un consenso talmente grande, sia di pubblico sia di critica, che non fu nemmeno necessario promuoverlo con l'uscita di un singolo[74]. La copertina era decisamente artistica e originale[75], così come i sette brani firmati da Lennon-McCartney e il primo firmato da Harrison intitolato Don't Bother Me. Divennero celeberrime All My Loving, ripresa da molti altri artisti, e I Wanna Be Your Man, con la quale i Rolling Stones centrarono il loro primo successo commerciale. Intanto, a fianco dell'intensa attività in studio, si susseguivano senza sosta i concerti e i tour in vari Paesi del mondo.
« I compositori inglesi più straordinari del 1963 sono, a tutti gli effetti, John Lennon e Paul McCartney... le settime maggiori e le none si integrano così bene nelle loro canzoni da far pensare che armonia e melodia nascano insieme » |
(William Mann, dal quotidiano The Times, 1963[76]) |
La scalata al successo – Le tournée (1963-1966)
Per approfondire, vedi la voce A Hard Day's Night (album The Beatles). |
Per la seconda volta dopo il 1960, la Scozia accolse i Beatles in un minitour dal 3 al 6 gennaio 1963. Questa esperienza permise ai quattro musicisti di uscire dalla routine delle esibizioni nello stesso club. John considerò il tour scozzese del 1963 «un sollievo. Cominciavamo a sentirci limitati, senza sbocchi. […] L'esperienza di Amburgo era ormai superata»[79].
Ancora più motivante fu la tournée successiva come gruppo di spalla di Helen Shapiro che si svolse dal 2 febbraio al 3 marzo dello stesso anno e che toccò quattordici centri inglesi[80]. Il tour contribuì al definitivo amalgama di Ringo con gli altri tre Beatles e all'affiatamento del gruppo. Di nuovo John giudicò che «cambiare ogni sera locale fu un vero toccasana»[81].
Tornati a Liverpool il 4 marzo, dopo cinque giorni con altri artisti erano nuovamente in tournée – che sarebbe durata fino al 31 marzo – per le maggiori piazze inglesi, sempre più popolari fra il pubblico dei concerti, sempre più in risalto nei cartelloni pubblicitari e sempre più importanti tanto da essere loro a esibirsi in chiusura degli spettacoli[82]. A fine ottobre volarono in Svezia per il primo tour all’estero. Lì per una settimana alternarono incisioni radiofoniche, concerti live e registrazioni per il programma televisivo svedese Drop In. Consapevoli di dover conquistare il pubblico scandinavo, i Beatles si esibirono alla stazione radiofonica Karlaplansstudion in uno spettacolo di qualità eccellente[83].
Alla fine del 1963 vennero pubblicati i primi 45 giri dei Beatles in Italia: le prime recensioni, curiosamente, li paragonarono a degli imitatori di Peppino Di Capri e i suoi Rockers (ad esempio quella sul Radiocorriere TV)[84], non cogliendo quindi l'elemento di novità del gruppo.
In seguito, con le apparizioni televisive negli show musicali[85], la loro immagine innovativa, la pettinatura, i vestiti, essi conquistarono un istantaneo seguito tra gli adolescenti inglesi. Iniziò così la beatlemania: ogni loro concerto fu presto caratterizzato dalle urla assordanti delle fan che rendevano impossibile ascoltare il suono che producevano[86]. Erano inoltre costretti a rocambolesche fughe per evitare l'assalto delle orde di ammiratrici[87][88].
E si riproposero le impressionanti scene di delirio collettivo che dapprima si erano verificate oltre Atlantico nel febbraio del 1964, in occasione della loro apparizione in TV all'Ed Sullivan Show e dei concerti al Washington Coliseum di Washington D.C.[89] e a Miami[90], poi nella tournée che nel giugno li aveva visti suonare in Australia e Nuova Zelanda e nell'estate successiva durante il primo vero tour che li lanciava sul mercato statunitense[91].
Durante l'apparizione all'Ed Sullivan Show il numero di crimini riportati a New York fu molto vicino allo zero, e quelli minorili praticamente si azzerarono[92]. Al proposito, George Harrison affermò: «Persino i criminali si sono presi dieci minuti di pausa in occasione dello show dei Beatles.»[93], prendendo spunto dalle notizie, forse un po' sensazionalistiche, apparse sui quotidiani anglo-americani dell'epoca.
La tournée del febbraio 1964 è stata documentata, per quanto riguarda la parte relativa alla capitale Washington, anche da una serie di 46 fotografie rimaste a lungo inedite, scattate da un fotografo dilettante, Mike Mitchell, e battute all'asta da Christie's a New York City nel luglio 2011 per una cifra esorbitante[94].
Il 10 luglio 1964 venne dato alle stampe A Hard Day's Night: il film omonimo fu un vero e proprio tributo alla beatlemania; l'idea portante era di riprendere 36 ore della vita dei quattro musicisti nello stile di un documentario. A Hard Day's Night si rivelò il loro migliore album fino a quel momento e per la prima volta un loro LP conteneva esclusivamente brani originali (fra l'altro tutti firmati dalla coppia Lennon/McCartney, caso unico nella discografia dei Beatles). Il disco viene ricordato anche per l'introduzione della Rickenbacker elettrica a dodici corde, e del rivoluzionario stile, contemporaneo a quello dei Byrds di Roger McGuinn[95]. Paul McCartney si specializzò sempre di più nella produzione di canzoni melodiche, sentimentali e accattivanti come And I Love Her e Eight Days a Week, mostrando però un'accuratezza tecnica sempre maggiore.
In quella fase creativa del gruppo, una parte di rilievo fu giocata dal loro incontro con le droghe “naturali”. Durante la tournée statunitense di agosto-settembre 1964, nella suite in cui alloggiavano, i Beatles fecero conoscenza con il folk-singer americano Bob Dylan che, vistesi offrire delle pasticche sintetiche – del tipo che essi assumevano come stimolanti durante la gavetta di Amburgo –, propose ai quattro in alternativa «qualcosa di più naturale [...] un po' di marijuana»[96], con risultati esilaranti per tutti[97].
Dopo il tour autunnale in terra britannica, attesi spasmodicamente anche in Italia, dal 24 al 28 giugno del 1965 i Beatles effettuarono un mini-tour italiano[98] organizzato dall'impresario Leo Watcher, e in ciascuno dei concerti – uno al pomeriggio e uno alla sera – suonarono per poco più di mezz'ora (preceduti da artisti rock italiani molti dei quali della scuderia Carisch come Angela, Peppino Di Capri, Fausto Leali e i New Dada); nonostante la brevità delle performance dei Beatles, i fan che accorsero ad ascoltarli al Velodromo Vigorelli di Milano, al Palasport di Genova e al Teatro Adriano di Roma ne rimasero entusiasti. In nessuna delle esibizioni si registrò il tutto esaurito[98] e fu quella l'unica volta che suonarono in Italia.
Nel giugno del 1965, nel pieno della loro carriera, venne annunciato che i componenti del complesso sarebbero stati insigniti della onorificenza di Membri dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla regina Elisabetta II[99]. La nomina avvenne a seguito di richieste popolari, e fu sostenuta dall'allora Primo Ministro Harold Wilson[100]. La consegna dell'onorificenza avvenne il 26 ottobre 1965 a Buckingham Palace, in un'atmosfera cordiale stando a quanto riferito dagli stessi Beatles[101]. La motivazione ufficiale del riconoscimento fu di aver reso dei preziosi benefici alle esportazioni inglesi[102], anche se in seguito furono riconosciuti i meriti musicali, culturali e sociali del quartetto di Liverpool[103]. Raramente nel passato la Gran Bretagna aveva esportato cantanti, canzoni e composizioni e ormai veniva considerata una colonia americana per la musica leggera[104] e una colonia italiana per il bel canto. (Anni più tardi, nel 1969, Lennon avrebbe rinunciato alle onorificenze restituendo la medaglia alla regina, in un gesto clamoroso con cui intese protestare per il ruolo del Regno Unito nel Biafra e contro l'appoggio agli Stati Uniti in Vietnam e per il fatto che il suo disco Cold Turkey non arrivò in cima alla Hit Parade[105]. Nel 1997, invece, Paul McCartney sarà promosso al grado di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico, il che comporta il diritto al titolo di Sir davanti al nome[106])
Instancabilmente proseguirono i loro tour dopo la pausa di quattordici giorni dovuta alla registrazione dell'album; nel secondo tour americano le scene di folle deliranti, composte soprattutto da ragazze urlanti, culminarono con lo storico concerto il 15 agosto 1965 allo Shea Stadium di New York, davanti ad un pubblico di 55.000 persone[107], documentato nel film-documentario The Beatles at the Shea Stadium. In chiusura d’anno, il gruppo effettuò un tour trionfale in giro per la Gran Bretagna[108], toccando per l'ultima volta la loro città natale[109].
Il 1966 rappresentò un anno risolutivo per le performance dal vivo dei Beatles. A cavallo fra giugno e luglio, dopo una puntata in Germania, i Beatles volarono in Giappone per cinque concerti a Tokio[110], e fecero l'ultima tappa nelle Filippine dove si trovarono invischiati in una situazione difficile con la polizia locale[111]. In entrambi i Paesi asiatici, i Beatles vennero per la prima volta a contatto con l'aspetto sinistro e inquietante della popolarità, minacciati di morte da un'organizzazione studentesca di destra a Tokio e da sostenitori del presidente Marcos a Manila[112].
Nel loro ultimo tour americano del 1966, subirono contestazioni da parte di alcuni gruppi di religiosi a causa di un'intervista resa a Maureen Cleave dell'Evening Standard in cui John Lennon dichiarava la presunta maggiore popolarità e incidenza dei Beatles rispetto a quella di Gesù Cristo[113][114]. Neppure la benevola e assolutoria nota del Vaticano servì a stemperare l'asprezza del confronto[115]. I giornalisti li assillarono continuamente su questo tema finché Lennon riuscì a chiarire le sue tesi un volta per tutte e a calmare un po' le acque[116]; i quattro musicisti però vissero ugualmente l'ultima fase della tournée con il terrore di essere bersaglio di qualche attentato[117].
« Non sono contro Dio, contro Cristo o contro la religione. Non avevo alcuna intenzione di criticarla. Non ho affatto detto che noi eravamo migliori o più famosi ... e non ho paragonato noi a Gesù Cristo come persona o a Dio come entità o qualsiasi altra cosa esso sia [...] Ho detto che avevamo più influenza sui ragazzi di qualsiasi altra cosa, compreso Gesù [...] Se avessi detto che la televisione era più popolare di Gesù probabilmente l'avrei passata liscia. Le mie opinioni sul cristianesimo derivano da ciò che di esso ho letto e osservato coi miei occhi, e da quello che è stato e potrebbe essere. Dico semplicemente che mi sembra che stia perdendo terreno e contatto ... La gente pensa che io sia contro la religione, ma non è così. Sono una persona molto religiosa... » |
(John Lennon[118], 1966) |
Verso la maturità musicale (1964-1965)
Per approfondire, vedi le voci Beatles for Sale, Help! (album The Beatles) e Rubber Soul. |
Tale lavoro fu però un passo necessario per consentire il percorso evolutivo musicale esplicato dapprima con Help!, altro album di supporto a un film omonimo. La pellicola risultò essere un successo commerciale e finanziario, ma un fiasco sotto il profilo artistico[123], evidenziando più che altro il buon talento recitativo di Ringo Starr[124] e un certo disinteresse di John Lennon per le riprese[125] (proprio lui in seguito attore di primo piano nella pellicola Come vinsi la guerra). Il disco mise in evidenza da una parte la passione di Lennon per Dylan manifestata nella ballata You've Got to Hide Your Love Away e la sua ricerca di testi sempre più elaborati e impegnati, dall'altra la continua ricerca di brani melodici e romantici, condotta da Paul McCartney e culminata nella evergreen Yesterday[126].
Help! fu pubblicato nell'agosto 1965 e solo quattro mesi più tardi la loro evoluzione li portò al risultato straordinario di Rubber Soul[127], album raffinato e ricercato in cui compare per la prima volta nella musica leggera occidentale il suono del sitar indiano, e le cui sonorità presero il sopravvento sui temi trattati nei primi anni di carriera, volutamente non impegnati e frivoli, atti a conquistare più pubblico possibile[128].
E cominciò anche l'uso di stupefacenti come l'LSD, che avrebbero ispirato direttamente il testo e le suggestioni psichedeliche di molti loro brani[129].
Rubber Soul venne pubblicato nel dicembre del 1965. Paul McCartney confermò i suoi talenti in Drive My Car mentre con Michelle cantò un inno all'amore meritevole di innumerevoli cover; John Lennon compose in Norwegian Wood il quadretto di un'avventura extraconiugale; in Nowhere Man delineò un ritratto dell'uomo medio contemporaneo proteso verso falsi e inutili traguardi a causa della perdita del senso della vita; in Girl e In My Life la vena ironica si accostò perfettamente a quella nostalgica e a quella romantica.
La vetta artistica (1966-1967)
Per approfondire, vedi le voci Revolver (The Beatles), Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band e Magical Mystery Tour (album). |
« Oggi penso che tutto ciò che abbiamo fatto finora sia spazzatura. Agli altri magari piace quello che abbiamo fatto, ma noi non ci illudiamo. Non significa nulla rispetto a ciò che vogliamo realizzare adesso » |
(George Harrison, 1966[130]) |
Cominciarono gli anni delle lunghe sedute di registrazione in studio: non potendo riprodurre dal vivo le complesse sonorità dei brani presenti sui loro dischi a partire da Revolver, ma anche estenuati dalle tournée mondiali con tumultuose esibizioni in cui il suono del gruppo era letteralmente sommerso dalle urla delle fan[133] e preoccupati per le prime minacce piovute dai fanatici religiosi[134], i Beatles interruppero l'attività dal vivo e si dedicarono esclusivamente all'attività in studio di registrazione. Fu questa una scelta dolorosa per Brian Epstein che si sentì a quel punto persino inutile e ingombrante[135].
Il 1º giugno del 1967 fu pubblicato il disco considerato da molti il più importante della storia del rock: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, inizialmente pensato come un concept album che avrebbe dovuto rievocare gli anni della loro infanzia e adolescenza a Liverpool. Il titolo nacque su idea di Paul McCartney che voleva creare una nuova identità al gruppo[136]. Tuttavia, esigenze contrattuali imposero che venissero commercializzati come 45 giri i due brani del progetto già registrati: Penny Lane e Strawberry Fields Forever[137]. Veniva così pubblicato un 45 giri dal doppio lato A, cioè con due pezzi di pari livello (cosa questa "inventata" proprio per i Beatles, e avvenuta per la prima volta nel 1965 con Day Tripper/We Can Work It Out[138]). Ciononostante, Sgt. Pepper conservò un'apparente compattezza, dovuta alle innovazioni sonore introdotte[139] e al momento particolarmente ricettivo del pubblico, a dispetto della disomogeneità qualitativa dei brani presenti nel disco. Anni dopo, John Lennon rivendicherà l'individualità dei suoi pezzi (Lucy in the Sky with Diamonds, A Day in the Life i più notevoli) affermando che sarebbero potuti stare in qualunque 33 giri dei Beatles, negando implicitamente che Sgt. Pepper fosse un concept album.
L'uscita del disco provocò uno strappo nel panorama musicale mainstream: tutto, dalla copertina, ai suoni, alla chiusura con la "epica" e "apocalittica" A Day in the Life, era la riproposizione in chiave "moderata" e popolare delle pietre miliari del 1966 americano, ovvero gli album dei Byrds, dei Beach Boys (Pet Sounds) e di Bob Dylan (Blonde on Blonde). Da questo momento la musica pop poteva a ben diritto essere considerata arte[140]. Nella copertina dell'album c'è un messaggio ironico all'indirizzo del loro gruppo rivale, costituito dalla frase "Welcome The Rolling Stones" stampata sulla maglietta di un pupazzo dalle fattezze di una bimba col viso di Shirley Temple. Jimi Hendrix rese onore all'uscita dell'album producendo rapidamente una cover del brano di apertura[141] spesso eseguita durante i suoi concerti.
« L'atmosfera dell'album era in sintonia con lo spirito di quel periodo, perché noi stessi eravamo permeati da quello spirito. Non intendevamo fare di tutto per dargli quell'atmosfera, semplicemente c'eravamo dentro. E non è stato solo il clima del periodo a influenzarci; ho cercato dei riferimenti che fossero più estremi. L'atmosfera del tempo assomigliava di più ai Move o agli Status Quo o gruppi del genere. Invece oltre a tutto ciò, c'era quello spirito d'avanguardia che penso sia entrato in Pepper. Era decisamente un movimento di popolo. Voglio dire, noi non stavamo cercando di alimentare quel movimento, noi ne eravamo parte, come lo eravamo sempre stati. Ritengo che i Beatles non siano stati i leader di una generazione, ma i suoi portavoce » |
(Paul McCartney[142]) |
Magical Mystery Tour uscì come EP in Gran Bretagna con le sole sei canzoni del film, mentre in America (e in Italia) fu pubblicato un LP comprendente tutti i singoli del 1967, tra cui Strawberry Fields Forever e Penny Lane, i due grandi esclusi di Sgt. Pepper. Magical Mystery Tour venne concepito come un piccolo Sgt. Pepper, con la roboante canzone iniziale, appunto Magical Mystery Tour, di McCartney, un corpo centrale, e un pezzo finale di John Lennon, I Am the Walrus, dal sapore squisitamente psichedelico; ispirata da un poema di Lewis Carroll, The Walrus and the Carpenter, contenuto in Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, è una delle canzoni più notevoli in assoluto di John Lennon[145] (gli Oasis, grandi estimatori dei Beatles, la inserivano spesso tra i brani finali dei loro concerti). Altro brano rilevante era The Fool on the Hill, composto da un lirico Paul McCartney.
Quella stessa estate, il 27 agosto[146], il loro scopritore e manager storico Brian Epstein sarebbe stato trovato morto nella sua stanza, per un letale mix di alcool e psicofarmaci. La complessa macchina organizzativa e soprattutto amministrativa del gruppo si trovò così all'improvviso senza una guida[147]. I Beatles ricevettero la notizia mentre erano a Bangor, nel Galles, ad un convegno organizzato dal Maharishi Mahesh Yogi, riguardante la meditazione trascendentale[146].
« Abbiamo ricevuto una telefonata. Non so chi di noi ha risposto, forse John. È sbiancato improvvisamente: "Brian è morto". Si è saputo pochissimo, solo che era stato trovato morto. È strano che sia successo proprio allora, quando avevamo appena iniziato con la meditazione. Può anche non sembrare una circostanza fondamentale, ma lo è stata. L'aver iniziato un viaggio all'interno di noi è stato un gran cambiamento nella nostra vita, e il fatto che Brian abbia tirato le cuoia proprio quel giorno è stato così strano. Così abbiamo piantato in asso tutto e siamo usciti incontro ai giornalisti. Abbiamo detto un casino di volte che eravamo "scossi e storditi". Siamo saltati in macchina e siamo tornati a Londra » |
(George Harrison[148]) |
I primi contrasti (1968)
Per approfondire, vedi le voci Soggiorno dei Beatles in India e The Beatles (album). |
« Siamo nella felice condizione di non aver più bisogno di denaro. Quindi, per la prima volta, dirigiamo un'azienda senza l'ossessione del profitto. Noi abbiamo già realizzato tutti i nostri sogni, ora vogliamo condividere questa possibilità con altri » |
(Paul McCartney[150]) |
Con il contributo anche di molti brani composti durante il loro soggiorno presso l'ashram himalayano del Maharishi, conclusosi con una certa delusione da parte loro, nacque il doppio The Beatles (soprannominato White Album per la copertina completamente bianca), uscito nel novembre del 1968. Nel disco è evidente come il gruppo stesse perdendo la propria coesione[154], in quanto ogni brano riporta l'identificabile cifra stilistica del suo autore, ma anche in positivo il prepotente emergere come compositore di George Harrison (sua infatti la notevole While My Guitar Gently Weeps, che si segnalò anche per l'inedita presenza alla chitarra solista di Eric Clapton).
L'album presenta particolarissimi spunti innovativi psichedelici e di musica ambient-alternativa come Revolution 9 e alcune sonorità di contaminazione jazz, blues e musica etnica. In quel periodo i percorsi della musica cosiddetta "alta" e della musica "bassa", per così dire, si incrociarono e da questi accostamenti nacquero progetti, suite, opere sempre più avveniristici. Il disco ebbe uno strepitoso successo di vendite[155], ma nonostante il trionfo i quattro musicisti si accorsero di non avere più tra loro quella sintonia dei primi tempi[156].
La fine (1969-1970)
Per approfondire, vedi le voci Let It Be (album The Beatles) e Abbey Road (album). |
Le riprese delle sedute di registrazione furono affidate al regista Michael Lindsay-Hogg. Venne così immortalato un litigio tra Paul e George a proposito del modo in cui il chitarrista "interpretava" la musica di McCartney: un episodio che ben rifletteva le tensioni latenti nel gruppo[158].
Le riprese, iniziate negli inospitali studi cinematografici di Twickenham a Londra, poi abbandonati per uno studio casalingo alla Apple Records in Savile Row, sarebbero diventate un film uscito con lo stesso titolo dell'album, Let It Be - Un giorno con i Beatles, destinato a restare – e a farli restare – nella storia della musica pop. Dopo molte ipotesi, tra cui quella di tenere un concerto di chiusura su una nave o suonando in un locale "a sorpresa" e all'insaputa del pubblico, il palcoscenico, l'ultimo stage, divenne la terrazza del loro quartier generale londinese, la Apple, al numero 3 di Savile Row dove, il 30 gennaio del 1969, ebbe luogo il loro ultimo concerto dal vivo.
Il pubblico era costituito, oltre che dagli operatori addetti alle riprese cinematografiche del concerto, da una manciata di fortunatissimi curiosi, per lo più impiegati dello stesso stabile, che scalando comignoli e tetti, mai potevano immaginare che sarebbero stati fortunati testimoni di un evento. In strada, per contro, decine e decine di bobbies (poliziotti) faticavano a tenere a bada ancora una volta l'ennesima (e ultima) massa di fans che avevano appreso in qualche modo la notizia della performance. Ma subito dopo l'interesse dei quattro per Get Back calò ed essi si dedicarono a diversi progetti solisti che avevano già pronti nel cassetto.
Con la scusa dei ritardi nella confezione dell'album e nella postproduzione della pellicola, Get Back venne più volte rimandato. I problemi erano effettivamente altri: i piccoli rancori personali e i grandi disastri finanziari scaturiti dalla Apple. L'ingresso del manager Allen Klein, destinato a risanare il grave deficit, fu osteggiato dal solo Paul, il quale propose lo studio dell'avvocato Eastman, suo suocero[159]. Su quella disputa, importante ma in altri tempi probabilmente superabile, i quattro ruppero del tutto i rapporti[160], e poco dopo persero anche il controllo sulla Northern Songs[161], che controlla i diritti editoriali di quasi tutto il catalogo dei Beatles.
L'unica che premeva per avere un disco nei negozi entro la fine dell'anno era la EMI, che riuscì a mandare in porto una tregua temporanea: tra luglio e agosto, negli studi di Abbey Road, richiamato George Martin che li aveva abbandonati dopo il White Album perché stanco dei continui litigi[162], i Beatles scrissero, provarono e registrarono le ultime canzoni della loro storia. Neppure un mese dopo fu pronto Abbey Road, il testamento artistico che conteneva capolavori quali Come Together, Here Comes the Sun, She Came In Through the Bathroom Window e Something. In Abbey Road i Beatles utilizzarono il moog (celebre sintetizzatore di suoni) nella canzone Because. Il disco è l'ultima opera dei Beatles, molto più significativo, compatto, omogeneo dell'ancora inedito Get Back, già pronto ma lontano dal vedere la luce.
Alla fine di quello stesso 1969 il tecnico del suono Glyn Johns ricevette l'incarico di rimettere mano a Get Back[163], in previsione della pubblicazione del film, programmato per il maggio dell'anno seguente. A quel punto però il gruppo era diviso: da un lato Paul, dall'altro i compagni e soprattutto John e Yoko (sempre più presente in sala di registrazione)[164].
Mentre McCartney stava registrando i brani del suo primo album da solista, Lennon aveva da poco esordito in concerto con il suo nuovo gruppo, la Plastic Ono Band. Il 3 gennaio del 1970, Paul, George e Ringo effettuarono l'ultima seduta a nome Beatles e registrarono una canzone di Harrison, I Me Mine, ultima aggiunta all'album. Poche settimane dopo, Paul comunicò ai compagni l'intenzione di abbandonare il gruppo. Dopo l'uscita di Abbey Road, Harrison e Lennon (all'insaputa di McCartney) chiamarono l'affermato produttore Phil Spector per affidargli i nastri di Get Back: nastri che Spector in alcuni casi rielaborò appesantendoli con gli effetti del “muro del suono”, tecnica di sua ideazione[165].
Il prodotto è l'album Let It Be, che sarebbe uscito un mese dopo l'intervista con cui McCartney annunciò l'abbandono del gruppo[166][167] (dopo aver ascoltato le modifiche apportate da Spector alla sua The Long and Winding Road). Fu l'atto finale. Sarebbero seguite diverse cause legali, ma anche quattro carriere soliste certo non paragonabili tra loro (e difficilmente accostabili a quella del complesso unito), e un'eredità pesantissima. A distanza di più di trent'anni, nel 2003 fu pubblicata la versione originale dell'album senza nessun ritocco e artificio, Let It Be... Naked, disco campione d'incassi ancora una volta, e che consacrò, anche nel nuovo millennio, il gruppo di Liverpool.
« Gli anni Sessanta hanno assistito a una rivoluzione tra i giovani, che non si è limitata solo ad alcuni piccoli segmenti o classi, ma che ha coinvolto l'intero modo di pensare. Toccò prima ai giovani, poi la generazione successiva. I Beatles furono parte di questa rivoluzione, che in realta è un'evoluzione ancora in atto. Eravamo tutti sulla stessa barca: una barca che andava alla scoperta del Nuovo Mondo. I Beatles erano di vedetta » |
(John Lennon[168]) |
"Mitologia"
Le molte (e controverse) informazioni sul gruppo nel suo insieme o sui singoli componenti - rilanciate dalla stampa specializzata e non in una sorta di caleidoscopico tam-tam mediatico - hanno spesso generato leggende e falsi miti tra coloro che nel corso degli anni ne hanno seguito vita e carriera.La nascita del nome
Informazioni controverse e leggende si intrecciano a proposito della creazione della parola macedonia "Beatles", scelta come nome definitivo del gruppo nell'agosto del 1960[169].È un fatto che "Beatles" fu il punto di arrivo di un percorso che portò il gruppo di Lennon, a cui si unirono in seguito McCartney e Harrison, a chiamarsi, anche per periodi molto brevi, con i seguenti nomi: "Black Jacks", "Quarrymen", "Johnny and the Moondogs", "Beatals", "Long John and the Silver Beetles", "Silver Beats", "Silver Beatles"[170].
"Beetles" (coleotteri, scarabei), secondo il giornalista Bill Harry fu suggerito da Stuart Sutcliffe come un riferimento al gruppo di Buddy Holly "The Crickets" ("I grilli")[171]. In una ricostruzione più tarda, Derek Taylor, press agent dei Beatles, sostenne invece che l'idea era venuta a Sutcliffe dopo aver visto il film The Wild One, nel quale Marlon Brando ha a che fare con una gang di motociclisti chiamati "Beetles" (Questa versione è però contestata da Bill Harry in quanto il film fu bandito in Gran Bretagna fino alla fine degli anni sessanta[172]). Sutcliffe suggerì questo nome e Lennon, con uno dei suoi tipici giochi di parole, lo trasformò in "Beatles" per richiamare "beat" (battito, ritmo, termine che dava il nome alla musica in voga a quell'epoca)[173]. In questo susseguirsi di alterazioni si inserisce il ricordo del poeta beat Royston Ellis, che avrebbe dato a Lennon e McCartney l'idea di trasformare "Beetles" in "Beatals", partendo dalle parole "beat alls"[174].
George Harrison, riguardo all'origine del nome, disse:
« L'origine del nome è oggetto di contesa. John diceva di essere stato lui a inventarlo, ma ricordo che Stuart era con lui la notte prima. C'era quell'analogia con i Crickets, che accompagnavano Buddy Holly; ma Stuart era completamente perso per Marlon Brando e nel film Il selvaggio c'è una scena in cui Lee Marvin dice: "Johnny, ti stavamo cercando, sei mancato molto ai Beetles, a tutti i Beetles". Forse John e Stu stavano pensando proprio a quello. Quindi diamolo cinquanta/cinquanta a Sutcliffe-Lennon » |
(George Harrison[175]) |
Infine la "leggenda": Lennon dichiarò a più riprese di avere avuto a dodici anni la visione di un uomo su una torta fiammeggiante ("flaming pie") che disse: «Voi sarete Beatles, con una 'a'»[170][178], rivendicando così la paternità del nome[170]. A ricordo di questo, Flaming Pie nel 1997 divenne il titolo di un album di Paul McCartney.
La morte di Paul
Per approfondire, vedi la voce Leggenda della morte di Paul McCartney. |
Altri divertenti "indizi" inseriti nei pezzi per alimentare la fantasia dei fan si possono trovare in Glass Onion (White Album), dove Lennon dice: " [...] Well here's another clue for you all, The walrus was Paul." ("C'è un altro indizio per tutti voi, il tricheco era Paul."; il tricheco secondo religioni che fanno capo all'esoterismo è simbolo di morte) o nel pezzo di Ringo Starr Don't Pass Me By, dove canta: "you were in a car crash and you lost your hair [...]" ("hai avuto un incidente in macchina e hai perso i capelli"). Inoltre la copertina dell'album Abbey Road mostra i quattro che attraversano la strada, come in una marcia funebre nella quale John vestito di bianco sarebbe l'officiante, Ringo in nero rappresenterebbe l'agente delle pompe funebri e George sarebbe vestito da becchino[180]. Tutti al passo con lo stesso piede tranne Paul, che fra di loro è il solo scalzo con una sigaretta nella mano destra (Paul era mancino) mentre l'automobile sulla sinistra è targata con la sigla "LMW 28 IF", interpretabile come "28 SE", cioè se Paul fosse ancora vivo, avrebbe 28 anni (in effetti, nel 1969 il Beatle compiva 27 anni).
Anche la copertina del disco Sgt. Pepper celerebbe due "indizi": sul fronte la composizione di fiori a forma di basso rappresenterebbe lo strumento per mancini di Paul; lo stesso Paul è l'unico con uno strumento nero in mano (un oboe) e sulla sua divisa può leggersi la sigla O.P.D. (Officially Pronounced Dead, ufficialmente dichiarato morto)[181]. Degno di nota è il particolare della bambola sulla destra con una macchina bianca (la stessa del fantomatico incidente) in grembo. Inoltre la figura di vecchietta che tiene la bambola sulle ginocchia indossa un guanto da automobilista macchiato di sangue mentre nel retro del CD sono visibili i quattro componenti della band e Paul è l'unico a essere girato di spalle.
Il sosia si chiamerebbe William Campbell, un ex poliziotto ad Ontario, che si sarebbe sottoposto a delicati interventi di chirurgia estetica per assomigliare al Beatle[182]. Questo, secondo i seguaci della teoria, spiegherebbe la decisione da parte dei Beatles di non suonare più dal vivo. Gli indizi non sono tutti qui, ce ne sono infiniti altri che si possono estrapolare da siti dedicati proprio alla leggenda metropolitana del "P.I.D." (Paul Is Dead). Ultima fonte di incertezza arriva dall'Italia. Infatti le analisi sul cranio del bassista effettuate da due esperti connazionali, inizialmente tese alla definitiva smentita della leggenda, hanno confermato divergenze tra curva mandibolare, padiglioni auricolari, denti e palato nelle foto prima e dopo il 1966 creando sconcerto[183]. Comunque, deve essere sottolineato un fatto: il presunto "sosia", negli anni seguenti alla presunta morte, è riuscito a comporre canzoni di enorme successo (anche dopo lo scioglimento del gruppo), a fondare i Wings, ad essere presente nel mondo della musica e dello spettacolo con tour che toccano ogni capo della terra nei quali Paul dà sempre nuove ragioni di smentita nei confronti della leggenda che interessa la sua persona grazie a performance eccezionali che ci si chiede per quale motivo non avrebbe potuto essere capace di realizzare quando era solo un giovane cantante, il sosia avrebbe dovuto ingannare amici, parenti del "defunto" oltre che il mondo intero e la stampa, e avere la stessa voce del cantante "scomparso".
Lo spinello di Buckingham Palace
Il 26 ottobre 1965 i Beatles arrivarono a Buckingham Palace per ricevere la medaglia dell'Ordine dell'Impero Britannico in un'atmosfera di grande eccitazione e con migliaia di ammiratori urlanti che assediavano il Palazzo Reale[184]. La leggenda vuole che i quattro abbiano fumato uno spinello nei bagni della residenza reale per calmare il nervosismo causato dall'ufficialità della cerimonia, e questo coincide con l'ammissione che John Lennon fece in seguito. Successivamente, George Harrison smentì Lennon dichiarando che si era trattato di semplici sigarette[185]. Anche in tale circostanza le versioni sono discordanti, e in questo caso provengono da due strettissimi collaboratori del quartetto. Tony Barrow, presente alla conferenza stampa tenuta al Saville Theatre immediatamente dopo il conferimento dell'onorificenza, tende infatti a escludere l'assunzione di cannabis non avendo rilevato nei quattro segni o comportamenti anomali[186]. Viceversa Alistair Taylor, che ricevette la confessione di John, afferma che durante la cerimonia al cospetto della regina Elisabetta i Beatles non riuscivano a trattenere la ridarella indotta dall'erba. Taylor aggiunge che Lennon – secondo le sue stesse ammissioni – portò a Palazzo con sé due pastiglie di LSD con il proposito di farle scivolare nel tè di Sua Maestà, progetto poi non portato a termine[187].Le dichiarazioni di Lennon seguirono le posizioni pubbliche che i Beatles assunsero nel 1967 contro le leggi che criminalizzavano in Gran Bretagna il consumo della cannabis, in particolare in residenze private[188].
Importanza musicale e culturale
Lascito artistico
Il nome stesso del gruppo evoca l'humus musicale in cui erano cresciuti: la musica beat (o Merseybeat, dal nome del fiume Mersey che attraversa la loro città natale), un nome collettivo che richiamava impropriamente la corrente letteraria statunitense detta Beat generation, ma in realtà si riferiva al battito come unità del ritmo[189].Fin dall'inizio, le canzoni dei Beatles non si limitarono ad attingere al rock'n'roll e al blues, ma accolsero diverse influenze musicali, dallo skiffle allo stile Motown[190]. A questa varietà di stimoli si aggiunsero via via la competizione con i rivali britannici Rolling Stones, il rapporto con Bob Dylan, il confronto a distanza (e i reciproci influssi) con i Monkees, i Byrds e soprattutto i Beach Boys[191]; e ancora la fascinazione per l'India, l'interesse per le avanguardie musicali[192] e l'attenzione per i movimenti nascenti ma ancora sotterranei o poco noti (Paul McCartney e George Harrison, rispettivamente nell'aprile e nell'agosto del 1967, visitarono San Francisco, richiamati dalla scena musicale ma attirati anche dall'ambiente controculturale di Haight Ashbury[193]).
Fondamentale fu anche l'apporto nel campo delle innovazioni tecnologiche, che essi utilizzarono ed esplorarono con curiosità per la registrazione e la manipolazione del suono[194]. Durante gli anni trascorsi dal gruppo negli studi di Abbey Road, proprio per concretizzare le loro idee musicali furono elaborate soluzioni sonore, apparecchiature e tecniche ancora in uso dopo decenni[195], nonostante il fatto che l'evoluzione tecnica, partita dai registratori a nastro a quattro piste, dai semplici oscillatori audio e dai microfoni Neumann a valvole, abbia nel frattempo portato all'uso dei computer e delle tecnologie digitali[196]. Dopo quasi quindici anni dalle produzioni più innovative dei Beatles, il tecnico Jerry Boys dichiarò nel 1980 che certi suoni presenti in quelle composizioni «sono ancora impossibili da creare, persino con le moderne attrezzature computerizzate a quarantotto piste.»[197] Nelle innovazioni tecniche del periodo rientra a pieno titolo il mellotron – impiegato dai Beatles già nel novembre 1966, in occasione della registrazione di Strawberry Fields Forever[198] –, strumento di cui successivamente avrebbero fatto largo uso diversi gruppi musicali (fra i più noti i Pink Floyd, i Genesis, gli Yes e i King Crimson a cavallo fra gli anni sessanta e settanta, e più in là i Muse e i Tangerine Dream).
Per il sound psichedelico di alcuni brani dei Beatles (in particolare nel caso di Tomorrow Never Knows) si fece ricorso in fase di mixaggio ai tape-loops. I quattro musicisti si erano dotati di registratori a nastro con i quali conducevano individualmente esperimenti sonori nelle circostanze più varie. Paul McCartney, che dei quattro si mostrava quello maggiormente attratto da queste ricerche, aveva scoperto che rimuovendo la testina di cancellazione del registratore e incidendo ripetutamente il medesimo nastro, questo si saturava producendo suoni distorti; i nastri in tal modo ottenuti venivano cuciti e fatti poi passare attraverso i registratori di Abbey Road in senso normale, al contrario e a velocità variabili, così da selezionare i più idonei. Questa tecnica, apparentemente casuale ed effimera, avrebbe invece aperto le porte alla musica dei decenni successivi impostata sulla ripetizione ciclica di frasi musicali[199].
Con le loro doti creative e compositive, i Beatles sono riusciti a coniugare dei prodotti fruiti da un'ampia massa di consumatori delle età più varie[200] – e perciò tendenzialmente di facile ascolto – con alcune opere sorprendentemente complesse e ricche di soluzioni originali. Secondo il giudizio di George Martin, Lennon e McCartney «sono stati i Cole Porter e George Gershwin della loro generazione»[201], opinione confortata dal grande numero di cover dei loro brani che si sono susseguite negli anni, a conferma della validità del loro canzoniere[202] e della loro influenza su gruppi delle generazioni musicali successive come i Queen e gli Oasis[203][204].
Eredità culturale
Per approfondire, vedi la voce Beatlemania. |
Al di là della beatlemania, i Beatles ebbero negli anni un influsso non solo strettamente musicale ma anche culturale, letterario, sociologico[206] e mediatico. Oltre a innovare profondamente il panorama musicale degli anni sessanta, contribuirono all'evoluzione e all'affermazione di mode, costumi e stili di vita[207]. Ad essi è associata la fioritura della Swinging London[208] uscita dal buio del dopoguerra, con le minigonne a quadretti in bianco e nero inventate da Mary Quant, indossate da Twiggy ed esposte nei mercatini di Carnaby Street. E alla crescente popolarità del gruppo di Liverpool corrispose un vertiginoso aumento delle tirature delle riviste inglesi che si occupavano di musica[209].
L'immagine dei Beatles si affermò oltre i confini della Gran Bretagna e fu contigua anche a manifestazioni culturali internazionali come la psichedelia, il Flower power e la cultura hippy[210]; le copertine dei loro album diventarono esse stesse una forma d'arte e in più casi oggetto di imitazione[211], proprio mentre oltreoceano fioriva la Pop Art di Andy Warhol. In un rapporto dialettico, i Beatles influenzarono e al tempo stesso incarnarono la gioventù occidentale nella sua presa di coscienza, intesa in vari sensi: estetica (i capelli lunghi, gli abiti), artistica (le contaminazioni musicali con la musica indiana e la musica d'avanguardia), politica (il pacifismo, l'opposizione alla guerra del Vietnam[212]), sociale (la sensibilità verso i temi dei diritti dei neri, dell'emancipazione femminile e dei diritti civili[213]), culturale in senso ampio (il misticismo orientale, la filosofia indiana, l'uso delle droghe e le prese di posizione a favore della loro depenalizzazione[214], gli espliciti riferimenti al sesso), e queste influenze andarono nel tempo ben oltre lo scioglimento del complesso[215].
Con l'autorevolezza che gli deriva dalla sua esperienza e competenza, il compositore statunitense Aaron Copland evidenzia l'ampio spettro dell'influenza culturale del gruppo quando individua nel fattore Beatles la chiave di comprensione del decennio che li vide diretti protagonisti[216]:
« Se volete conoscere gli anni Sessanta, ascoltate la musica dei Beatles » |
(Aaron Copland) |
« Nei Beatles c'è un'eco di Stravinskij; sia negli uni che nell'altro vi è un languore che non si sa se attribuire più ad un'acerba giovinezza che ad un senso di mortale stanchezza » |
(Carlo Levi) |
A riprova dello spessore del loro lascito culturale, molte volte i Beatles, assieme o singolarmente, sono stati richiamati in opere musicali, cinematografiche, televisive e perfino ludiche ed è letteralmente impossibile citare ogni riferimento ai quattro musicisti. Quelli che seguono sono solamente alcuni esempi.
- I King Crimson, nel loro album Lizard del 1970, misero in musica gli ultimi difficili momenti della carriera del gruppo di Liverpool. La terza traccia, dal titolo Happy Family, tratteggia le personalità dei quattro Beatles attraverso taglienti allusioni, alcune evidenti, altre oscure e criptiche. Nelle liriche di Happy Family compaiono nell'ordine ‘brother Judas’ (dietro cui si cela Paul McCartney), ‘uncle Rufus’ (Ringo Starr), ‘cousin Silas’ (George Harrison) e ‘nasty Jonah’ (John Lennon). Il riferimento al gruppo è ancora più evidente se si osserva la copertina dell'album. Essa è formata da quadri collegati alle diverse tracce, e in quello in alto a destra sono riconoscibili i bozzetti dei quattro musicisti.
- Il musical Across the Universe, con colonna sonora basata sulle loro canzoni, contiene numerossisimi riferimenti ai Beatles.
- Una caricatura del gruppo sotto forma di avvoltoi appare nel film d'animazione Disney Il libro della giungla.
- Nella serie televisiva dei Simpsons compaiono, in forma di cartone animato
- Ringo Starr nell'episodio "Spennellando alla grande" (2ª Stagione).
- George Harrison nell'episodio "Il quartetto vocale di Homer" (5ª Stagione), che è un chiaro riferimento alla storia dei Beatles
- Paul McCartney "Lisa la Vegetariana" (7ª Stagione)
- John Lennon "La paura fa novanta XIX" nella seconda storia di Halloween "Come fare carriera nella pubblici-morte" si vede Lennon in paradiso che cavalca il "sottomarino giallo" (20ª Stagione)
- Tutti e quattro a bordo dello "Yellow Submarine" quando Lisa viene anestetizzata nella puntata "Occhio per occhio, dente per dente" (4ª Stagione) riferendosi a canzoni quali Lucy in the Sky with Diamonds e Help!
- Nella serie televisiva dei Griffin, nell'episodio speciale Something, Something, Something, Dark Side, compaiono i Beatles, sempre in forma di cartone animato, ma con lo stesso stile in cui sono disegnati nel film Yellow Submarine; la scena è, inoltre, un chiaro riferimento alla canzone Strawberry Fields Forever.
- Una parodia dei Beatles è comparsa in un episodio della serie a cartoni animati Mignolo e Prof., "All You Need Is Nacchio", prodotto dalla Warner Bros. Il quartetto porta qui il nome "Feebles"; nel cartone animato, il topo Mignolo prende il posto del guru Maharishi con il nome di "Topo-Arishi"; mentre dispensa consigli strampalati e canta insieme ai Feebles, il Prof. provoca quello che sarebbe il primo incontro tra "Jim Lemon" e "Yoyo Nono". Nell'episodio si citano le canzoni I Am the Walrus, Magical Mystery Tour, All You Need Is Love, Yellow Submarine, She Loves You, Give Peace a Chance.
- Il film Backbeat del 1994 ritrae l'attività del gruppo nel periodo di Amburgo, concentrandosi sul primo bassista dei Beatles che lasciò la band proprio alla fine di quel periodo.
- Nel 2009, il publisher canadese EA ha pubblicato il videogioco The Beatles: Rock Band, dove è possibile ripercorrere le tappe più significative della carriera della band inglese suonando contemporaneamente chitarra, basso e batteria, oltre a cantare le loro canzoni.
- Il film Nowhere Boy del 2009 tratteggia l'adolescenza di John Lennon dal 1955 al 1960, la sua vita a «Mendips», i suoi rapporti tormentati con la zia Mimi e la madre Julia, e la nascita e lo sviluppo dei Quarry Men.
Formazione
I quattro componenti del gruppo erano:- John Lennon (John Winston Lennon, Liverpool, UK, 9 ottobre 1940 - New York, USA, 8 dicembre 1980) - voce e cori, chitarra ritmica e acustica, armonica, pianoforte, organo e piano elettrico; talvolta chitarra solista e percussioni. Era – insieme a Paul McCartney – l'autore della maggior parte dei brani. Venne ucciso davanti al Dakota Building di New York, dove abitava, l'8 dicembre 1980 da Mark David Chapman, un suo squilibrato ammiratore.
- Paul McCartney (James Paul McCartney, Liverpool, UK, 18 giugno 1942) - voce e cori, basso, chitarra ritmica e acustica, pianoforte, piano elettrico e organo; talvolta chitarra solista. Condivide insieme a Lennon la paternità della stragrande maggioranza dei brani dei Beatles; dopo i Beatles fondò i Wings, scioltisi nel 1980, e continuando poi la sua carriera come solista. Particolare curioso: sua è la batteria in Back in the U.S.S.R., Dear Prudence, Martha My Dear, Mother Nature's Son e The Ballad of John and Yoko, brani registrati in assenza di Ringo Starr.
- George Harrison (Liverpool, UK, 25 febbraio 1943 - Los Angeles, USA, 29 novembre 2001) - voce e cori, chitarra solista, ritmica, acustica e slide; talvolta sitar, tastiere, sintetizzatore e percussioni. Suoi sono brani spesso innovativi e diversi dalla linea melodica del gruppo, come Don't Bother Me, Love You To, Within You Without You e The Inner Light, le ultime tre con sonorità indiane e orientali. Per i Beatles scrisse, anche le celebri While My Guitar Gently Weeps, Something e Here Comes the Sun. È morto il 29 novembre 2001 durante un soggiorno a Los Angeles (California) a causa di un carcinoma maligno.
- Ringo Starr (Richard Starkey, Liverpool, UK, 7 luglio 1940) - batteria e percussioni; talvolta voce solista, cori e tastiere. Compose durante la sua carriera nei Beatles due canzoni soltanto: Don't Pass Me By e Octopus's Garden (scritta durante un soggiorno in Sardegna). Non particolarmente dotato dal punto di vista vocale, ebbe riservata in quasi tutti gli album una traccia da interpretare. Oltre a cantare i pezzi di sua composizione, venne scelto come voce solista in Boys, I Wanna Be Your Man, Honey Don't, Act Naturally, What Goes On, Yellow Submarine, With a Little Help from My Friends, Good Night e in Matchbox, dell'EP Long Tall Sally. Rivelatosi particolarmente portato alla recitazione[217], fu il protagonista del film Help!, e mentre faceva ancora parte del gruppo recitò nel film The Magic Christian insieme a Peter Sellers[218].
- Stuart "Stu" Sutcliffe (Stuart Fergusson Victor Sutcliffe, Edimburgo, UK, 23 giugno 1940 - Amburgo, Germania, 10 aprile 1962). Considerato a lungo il "Quinto Beatle", "Stu" Sutcliffe – figlio di un marinaio scozzese che si stabilì a Liverpool dopo la guerra – conobbe il coetaneo John Lennon alla scuola d'arte di quella città. Bassista della band, quando i Beatles nel 1961 tornarono in Inghilterra rimase ad Amburgo per continuare i suoi studi artistici e soprattutto per amore di Astrid Kirchherr, la fotografa e stilista tedesca che inventò le pettinature del gruppo e con la quale si era fidanzato. Nel 1962 un aneurisma cerebrale uccise il giovane Stu, che morì tra le braccia della sua fidanzata. Non fu mai trattato e considerato come amico da Paul, tant'è che fra i due nacquero spesso litigi[219]. Nonostante tutto, fu proprio Stu a dare inconsapevolmente inizio alla moda del "Taglio Beatle", sperimentando per primo il nuovo quanto strano look[220]; da lui copiò il resto dei Beatles. Divenne con il tempo uno fra i migliori amici di John, tant'è che questi, in sua memoria, volle inserire il suo volto sulla copertina dell'album Sgt Pepper[221].
- Pete Best (Peter Randolph Best, Madras, India, 24 novembre 1941). Batterista, era uno dei migliori strumentisti (nonché uno dei più famosi musicisti) di Liverpool. Molto del successo iniziale dei Beatles prima delle prime incisioni discografiche fu dovuto proprio alla sua notorietà. Per motivi mai del tutto chiariti, fu "licenziato" da John Lennon e Paul McCartney qualche settimana prima della messa sotto contratto da parte della Parlophone (agosto 1962). La responsabilità sembra potersi attribuire tuttavia a George Martin, che dopo il primo provino della band non era soddisfatto delle sue capacità[222]. Il posto di Pete fu preso da Ringo Starr. Successivamente, pur non rimanendo mai del tutto fuori dalla scena musicale, si impiegò in un ufficio pubblico a Liverpool, dove rimase fino alla pensione. Nel 1995, dopo la pubblicazione da parte dei Beatles superstiti di alcuni brani inediti che lo vedevano alla batteria, pare che Pete Best sia stato gratificato di un assegno dell'ordine del milione di sterline, risarcimento postumo per il licenziamento imprevisto di più di trent'anni prima[223].
- Brian Epstein (Brian Samuel Epstein, Liverpool, UK, 19 settembre 1934 - Londra, UK, 27 agosto 1967), di origini ebraiche, titolare di un negozio di dischi a Liverpool, fu lo "scopritore" del complesso, di cui diventò manager alla fine del 1961. Visse nel tormento di non essere pienamente accettato nel mondo musicale e nella sfera dei discografici a causa della sua omosessualità, per la quale erano a quel tempo previsti l'arresto e il carcere, o la reclusione in una clinica psichiatrica[224]. Quando Lennon venne a sapere che era in corso la stesura per un libro sulla sua vita, scherzò pesantemente sul titolo, A Cellarful of Noise, che John parodiò in A Cellarful of Boys[225]. Curò gli interessi del gruppo (talvolta in modo avventato e inesperto) fino alla morte, avvenuta per overdose di medicinali.
- George Martin (Londra, UK, 3 gennaio 1926) fu il produttore di tutti gli album dei Beatles (con l'eccezione di Let It Be). Di formazione classica, è considerato da molti la persona che fu capace di tradurre le idee dei quattro, del tutto digiuni di teoria musicale, negli arrangiamenti divenuti storici e nell'innovativa tecnica del suono. Il merito del successo dei Beatles è in parte suo, comportandosi nei loro confronti come un padre, talvolta generoso e talvolta rude. Collaborò anche con i Beach Boys.
- Billy Preston (William Everett Preston, Houston, Texas, USA, 9 settembre 1946 - Scottsdale, Arizona, USA, 5 giugno 2006). Musicista di matrice jazz-blues, nell'aprile del 1962 era il tastierista quindicenne del gruppo di Little Richard, ed ebbe modo di familiarizzare con i Beatles allo Star-Club di Amburgo dove si esibivano entrambe le formazioni[226]. Alla fine degli anni sessanta suonò col quartetto di Liverpool in particolare nell'album Let It Be nei brani Let It Be, I Me Mine e I've Got a Feeling, partecipando anche al film documentario dell'ultimo concerto dei Beatles. Preston collaborò inoltre (con un ruolo abbastanza limitato) anche nell'album Abbey Road in particolare in I Want You (She's So Heavy) e Something. È stato l'unico musicista con il quale i Beatles abbiano condiviso il nome sull'etichetta di un disco: il singolo Get Back (1969), infatti, figura eseguito da «I Beatles con Billy Preston». Dopo lo scioglimento dei Beatles, Billy continuerà a collaborare con Harrison; lo troviamo in My Sweet Lord e George, a sua volta, è presente in molti pezzi dell'album Encouraging Words. Preston inoltre diede un notevole contributo e partecipò nel 1971 al tour del Concerto per il Bangladesh e nel 2002, dopo la morte di Harrison, per il Concert for George. Preston collaborò in alcuni singoli anche con John Lennon e Ringo Starr.
- Andy White (Glasgow, 1930). Batterista professionista, session-man della EMI. A quei tempi poteva capitare che il ruolo di batterista venisse assunto nelle registrazioni in studio da un turnista[227], e siccome George Martin, dopo la prova del 4 settembre del 1962 non aveva apprezzato il lavoro di Ringo alla batteria, per la seduta della settimana successiva chiamò Andy White a incidere la batteria in Love Me Do e in P.S. I Love You, mentre Ringo fu dirottato a suonare il tamburello. La batteria nella versione di Love Me Do dell'LP Please Please Me è quella incisa da Andy White. L'incisione con Ringo alla batteria – quella effettuata il 4 settembre – rimane nel 45 giri dello stesso pezzo[228].
- Jimmy Nicol (Liverpool, UK, 3 agosto 1939). Batterista. Abbastanza noto sulla scena di Liverpool, fu scelto da George Martin, di comune accordo con i Beatles ma con qualche riluttanza soprattutto da parte di George Harrison[229], per sostituire Ringo Starr, operato alle tonsille, durante il tour mondiale del 1964. Nicol si esibì nei concerti di Copenaghen, Hong Kong, e nei primi due concerti australiani tenuti ad Adelaide[230]. Sua l'espressione ricorrente "It's getting better", che ha dato titolo all'omonimo brano incluso in Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band[231].
- Neil Stanley Aspinall (Prestatyn, 13 ottobre 1941 - New York, 24 marzo 2008). Amico d'infanzia di Paul McCartney e George Harrison, diventò capo della casa discografica Apple Records, fondata dai Beatles. Inizialmente fu loro autista prima dell'assunzione di Mal Evans, assistente personale e roadie del gruppo.
- Malcolm Evans detto Mal (Liverpool, 27 maggio 1935 - Los Angeles, 5 gennaio 1976). Autista, guardia del corpo e roadie tuttofare dei Beatles dagli inizi fino al 1970. Tragicamente scomparso il 5 gennaio 1976 nel suo appartamento a Los Angeles dove venne ucciso per errore dalla polizia.
- Alistair Taylor (Runcorn, 21 giugno 1935 - Chesterfield, 9 giugno 2004). Soprannominato “Mr Fixit” per la mole e la varietà di incarichi affidatigli per conto dei Beatles, nel 1968 divenne general manager della Apple Corps. Cessò i rapporti con i quattro musicisti l'anno successivo, a seguito del suo licenziamento.
- Derek Taylor (Liverpool, 7 maggio 1932 - Sudbury (Suffolk), 8 settembre 1997). Giornalista, scrittore e critico teatrale britannico. Conosciuto soprattutto per il suo lavoro come addetto all'ufficio stampa dei Beatles. Continuò a lavorare per Lennon anche dopo la fine della band.
Discografia
La discografia ufficiale si basa sulle edizioni inglesi degli album (spesso venivano modificati e rititolati per l'uscita in USA), che sono alla base delle riedizioni in compact disc. Data la rarità di apparecchi stereofonici, i Beatles e il loro produttore George Martin si applicarono tardi a produrre master stereofonici dei brani. Così i primi quattro album furono pubblicati in mono, e fino al 2009 anche i CD da essi ricavati sono monofonici.Molti singoli contengono brani di grande importanza e fama non usciti su album. La EMI ha provveduto a rendere reperibili tutti i singoli su CD con due raccolte. Al catalogo ufficiale si aggiungono alcune raccolte che si distinguono dalle altre (mere ricompilazioni di brani già editi) per alcune caratteristiche particolari. Vanno ricordati i due doppi album: 1962-1966 (noto come The Red Album) e 1967-1970 (noto come The Blue Album), cui vanno aggiunti i due album Past Masters, Volume One e Past Masters, Volume Two. In questo modo, con gli album "inglesi" si hanno a disposizione tutte le canzoni dei Beatles non pubblicate su questi.
Il 9 settembre 2009 l'intero catalogo dei Beatles è stato riproposto in versione CD in seguito a un processo di rimasterizzazione digitale durato quattro anni[232]. Le edizioni stereo di tutti i dodici album originali (versione inglese), Magical Mystery Tour e una coppia di CD dei Past Masters sono stati riproposti sia individualmente sia in forma di raccolta. Una seconda raccolta comprende tutte le tracce mono[233].
Album studio
Nella lista degli album inglesi si comprende per tradizione il doppio EP Magical Mystery Tour, che in USA uscì come album con l'aggiunta di brani già pubblicati su singolo: tale versione è alla base dell'edizione su compact disc.Tutti i dischi fino a Magical Mystery Tour uscirono su etichetta Parlophone. Dal White Album in poi uscirono su etichetta Apple, di proprietà degli stessi Beatles, distribuita dalla EMI.
- Please Please Me - 22 marzo 1963
- With the Beatles - 22 novembre 1963
- A Hard Day's Night - 10 luglio 1964
- Beatles for Sale - 4 dicembre 1964
- Help! - 6 agosto 1965
- Rubber Soul - 3 dicembre 1965
- Revolver - 5 agosto 1966
- Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band - 1º giugno 1967
- Magical Mystery Tour (doppio extended play) - 8 dicembre 1967
- The Beatles (doppio LP, più noto col nome di The White Album) - 22 novembre 1968
- Yellow Submarine - 13 gennaio 1969
- Abbey Road - 26 settembre 1969
- Let It Be - 8 maggio 1970
45 giri
I 45 giri originariamente pubblicati furono monofonici fino a Get Back. The Ballad of John & Yoko fu il primo singolo uscito in versione stereo.Tutti i singoli fino a Lady Madonna uscirono su etichetta Parlophone. Da Hey Jude in poi uscirono su etichetta Apple Records, di proprietà degli stessi Beatles, distribuita dalla EMI. Le canzoni totali effettive dei Beatles sono 203; la quasi totalità delle canzoni è di proprietà delle Edizioni musicali Northern Songs.
Precedente ai 45 giri ufficiali è My Bonnie/The Saints, pubblicato nel 1961 in Germania dalla Polydor (numero di catalogo: 1024 673); si tratta in realtà di un disco del cantante Tony Sheridan, accompagnato dai Beatles (in questa occasione con la denominazione "The Beat Brothers").
- Love Me Do/P.S. I Love You - 5 ottobre 1962
- Please Please Me/Ask Me Why - 11 gennaio 1963
- From Me to You/Thank You Girl - 11 aprile 1963
- She Loves You/I'll Get You - 23 agosto 1963
- I Want to Hold Your Hand/This Boy - 29 novembre 1963
- Can't Buy Me Love/You Can't Do That - 20 marzo 1964
- A Hard Day's Night/Things We Said Today - 10 luglio 1964
- I Feel Fine/She's a Woman - 27 novembre 1964
- Ticket to Ride/Yes It Is - 9 aprile 1965
- Help!/I'm Down - 23 luglio 1965
- We Can Work It Out/Day Tripper (doppio lato A) - 3 dicembre 1965
- Paperback Writer/Rain - 10 giugno 1966
- Eleanor Rigby/Yellow Submarine (doppio lato A) - 5 agosto 1966
- Strawberry Fields Forever/Penny Lane (doppio lato A) - 17 febbraio 1967
- All You Need Is Love/Baby You're a Rich Man - 7 luglio 1967
- Hello Goodbye/I Am the Walrus - 24 novembre 1967
- Lady Madonna/The Inner Light - 15 marzo 1968
- Hey Jude/Revolution - 30 agosto 1968
- Get Back/Don't Let Me Down - 11 aprile 1969
- The Ballad of John and Yoko/Old Brown Shoe - 30 maggio 1969
- Something/Come Together (doppio lato A) - 31 ottobre 1969
- Let It Be/You Know My Name (Look Up the Number) - 6 marzo 1970
- The Long and Winding Road/For You Blue - (maggio 1970)
33 giri
I primi quattro album, pubblicati in mono su etichetta rossa, vennero in seguito ristampati in versione stereo con l'etichetta nera e la sigla del numero di catalogo preceduta da una S- 1963: The Beatles (Parlophon, PMCQ 31502)
- 1963: I favolosi Beatles (Parlophon, PMCQ 31503)
- 1964: Tutti per uno (Parlophon, PMCQ 31504)
- 1964: Beatles for Sale (Parlophon, PMCQ 31505)
- 1965: The Beatles in Italy (Parlophon, PMCQ 31506)
- 1965: Aiuto! (Parlophon, PMCQ 31507; versione mono con etichetta rossa)
- 1965: Aiuto! (Parlophon, SPMCQ 31507; versione stereo con etichetta nera)
- 1965: Rubber Soul (Parlophon, PMCQ 31509 versione mono; SPMCQ 31509 versione stereo)
- 1966: Revolver (Parlophon, PMCQ 31510 versione mono; SPMCQ 31510 versione stereo)
- 1966: A Collection of Beatles' Oldies (But Goldies) (Parlophon, PMCQ 31511 versione mono; SPMCQ 31511 versione stereo; antologia)
- 1967: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (Parlophon, PMCQ 31512 versione mono; SPMCQ 31512 versione stereo)
45 giri
- 1963: Please Please Me/Ask Me Why (Parlophon, QMSP 16346)
- 1963: She Loves You/I'll Get You (Parlophon, QMSP 16347)
- 2 gennaio 1964: P.S. I Love You/I Want to Hold Your Hand (Parlophon, QMSP 16351)
- 1964: Twist and Shout/Misery (Parlophon, QMSP 16352)
- 1964: From Me to You/Devil in Her Heart (Parlophon, QMSP 16355)
- 1964: Can't Buy Me Love/You Can't Do That (Parlophon, QMSP 16361)
- 1964: A Hard Day's Night/Things We Said Today (Parlophon, QMSP 16363)
- 1964: Please Please Me/From Me to You (Vee Jay Records, VJ 581)
- 1964: Do You Want to Know a Secret/Thank You Girl (Vee Jay Records, VJ 587)
- 1964: Thank You Girl/All My Loving (Parlophon, QMSP 16364)
- 1964: And I Love Her/If I Fell (Parlophon, QMSP 16365)
- 1964: I Should Have Known Better/Tell Me Why (Parlophon, QMSP 16367)
- 1964: No Reply/Baby's in Black (Parlophon, QMSP 16370)
- 10 dicembre 1964: Rock and Roll Music/I'll Follow the Sun (Parlophon, QMSP 16371)
- Dicembre 1964: I Feel Fine/Kansas City (Parlophon, QMSP 16372)
- 1965: Eight Days a Week/I'm a Loser (Parlophon, QMSP 16377)
- 1965: Ticket to Ride/Yes It Is (Parlophon, QMSP 16378)
- 1965: Long Tall Sally/She's a Woman (Parlophon, QMSP 16381)
- 1º settembre 1965: Help/I'm Down (Parlophon, QMSP 16383)
- 1965: Yesterday/The Night Before (Parlophon, QMSP 16384)
- 1965: I Need You/Dizzy Miss Lizzy (Parlophon, QMSP 16385)
- 1965: We Can Work It Out/Day Tripper (Parlophon, QMSP 16388)
- 1965: Michelle/Run for Your Life (Parlophon, QMSP 16389)
- 1966: Paperback Writer/Rain (Parlophon, QMSP 16394)
- 1966: Yellow Submarine/Eleanor Rigby (Parlophon, QMSP 16397)
- 1966: Girl/Nowhere Man (Parlophon, QMSP 16398)
- 1967: Penny Lane/Strawberry Fields Forever (Parlophon, QMSP 16404)
- 1967: All You Need Is Love/Baby You're a Rich Man (Parlophon, QMSP 16408)
- 1967: Hello Goodbye/I Am The Walrus (Parlophon, QMSP 16415)
- 1968: Lady Madonna/The Inner Light (Parlophon, QMSP 16423)
- 1968: Hey Jude/Revolution (Parlophon, QMSP 16433)
- 1968: Ob-La-Di, Ob-La-Da/Back in the U.S.S.R. (Apple, QMSP 16447)
- 1969: Get Back/Don't Let Me Down (Apple, QMSP 16454)
- 1969: The Ballad of John and Yoko/Old Brown Shoe (Apple, QMSP 16456)
- 1969: Something/Come Together (Apple, QMSP 16461)
- 1970: Let It Be/You Know My Name (Apple, QMSP 16467)
- 1970: The Long and Winding Road/For You Blue (Apple, 3C006-04514)
- 1971: All Together Now/Hey Bulldog (Apple, 3C006-04982)
Apparizioni televisive
Oltre alle esibizioni dal vivo nella classica forma delle tournée, i Beatles devono larga parte della loro popolarità alle loro apparizioni televisive, ospitati e supportati inizialmente dai canali indipendenti. La prima volta che fecero la loro comparsa in TV risale al 17 ottobre 1962, nel programma della Granada TV People and Places (dove sarebbero tornati altre volte). Fu poi la volta di Discs A Gogo, della TWW (Television Wales and the West) e Tuesday Rendevouz della stazione ITV, entrambe nel dicembre 1962.Il 13 gennaio 1963 i Beatles esordirono nella popolare trasmissione di musica pop Thank Your Lucky Stars, della ABC Television di Birmingham, che li avrebbe accolti altre sette volte. ABC At Large li vide nel marzo per la prima volta impegnati in un'intervista a fianco di Brian Epstein e il mese successivo di nuovo alla Granada TV nella prima di una serie di esibizioni al programma Scene At 6.30. Nello stesso mese, finalmente anche la BBC aveva puntato i riflettori sul gruppo, ospitandoli nello spettacolo The 625 Show. Ad agosto fu la volta della Southern Television, per il programma musicale Day By Day e successivamente per un documentario sul Mersey Beat; e il 4 ottobre li vide debuttare nella trasmissione di successo Ready, Steady, Go![238]
L'esibizione del gruppo al Val Parnell's Sunday Night at the London Palladium, trasmessa in diretta il 13 ottobre 1963 e seguita da quindici milioni di spettatori, rappresenta un punto di svolta non solo nella musica britannica. A quella trasmissione, nella quale i Beatles alternarono musica e gag conquistando il pubblico, si fa risalire secondo molti critici la nascita del termine “Beatlemania”[239].
Fu la Sveriges Television la prima stazione estera che ospitò il gruppo – in tournée in Svezia – a fine ottobre, nel programma Drop In. Il 10 novembre la TV inglese mandò in onda la registrazione del Royal Variety Performance, in cui assieme ad altri artisti i Beatles si erano esibiti la settimana precedente al cospetto della Regina Madre, della principessa Margaret e di Lord Snowdon. In quella circostanza, rispetto al Sunday Night at the London Palladium di appena un mese prima l'audience televisiva quasi raddoppiò, raggiungendo un numero di spettatori stimato in ventisei milioni[240].
Ormai divenute celebrità corteggiate, furono protagonisti di svariate altre apparizioni a rotocalchi televisivi locali, trasmissioni per teenager, video promozionali, interviste e programmi pop. Da ricordare il ritorno al Val Parnell's Sunday Night at the London Palladium, a distanza di tre mesi e con il compenso per l'esibizione addirittura quadruplicato, le apparizioni in TV negli Stati Uniti durante i loro tour del 1964 e 1965 – fra le quali quelle al celebre Ed Sullivan Show – e in Australia dove si trovavano in tournée; la loro puntata a Liverpool, seguiti da Granada TV e BBC 1, la partecipazione negli studi della BBC a Top of the Pops nel giugno del 1966, due concerti dal vivo ripresi e trasmessi dalle televisioni tedesca e giapponese a metà anno[241], fino alla partecipazione allo spettacolo “Our World”, il primo programma televisivo in diretta planetaria. Si calcola che la trasmissione in collegamento satellite con ventisei nazioni fu vista da 350 milioni di persone (150 milioni secondo Roy Carr)[242]. In quell'occasione i Beatles cantarono All You Need Is Love, accompagnati dal pubblico di cui facevano parte anche Mick Jagger, Keith Richards, Graham Nash, Eric Clapton e Keith Moon[243].
Oltre a qualche altra apparizione, la lista non contempla la primissima volta che il gruppo apparve alla TV. Si trattò del Carroll Levis Discoveries TV Show, trasmesso dalla Granada TV nel giugno del 1959. Nella circostanza il gruppo non si era presentato come Beatles – nome di là da venire – ma come Johnny and the Moondogs[244].
I Beatles in italiano
Le canzoni dei Beatles sono state spesso tradotte in italiano: i Meteors hanno dedicato al gruppo un intero album, intitolato Beatlesmania, nel 1965, mentre Fabio KoRyu Calabrò ha realizzato dapprima una versione in italiano dell'intero White Album nel 2000, intitolata Albume bianco, e poi, nel 2007, ha ripetuto l'operazione con Sergio Pepe e l'orchestrina dei cuori solitari[245], in riferimento all'album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, sebbene la traduzione corretta di Sgt. sia "Sergente" anziché Sergio.Da ricordare inoltre gli Shampoo, gruppo demenziale napoletano che, nell'album In Naples 1980/81 ha riproposto alcune canzoni dei Beatles tradotte in napoletano (per cui Help! è diventata Peppe, Day Tripper 'e zizze, e così via).
Di seguito riportiamo un elenco non esaustivo delle principali cover (con l'indicazione del titolo in italiano, dell'interprete e dell'anno di pubblicazione).
Premi e riconoscimenti
- 1963, 27 dicembre. Il Times definisce Lennon e McCartney «i compositori inglesi più eccezionali del 1963», sottolineando che i loro pezzi «costituiscono gli esempi più estrosi e inventivi dello stile che si è andato sviluppando nel Merseyside negli ultimi anni.»[246].
- 1963, a fine anno il periodico New Musical Express, a seguito di un sondaggio coi propri lettori, li proclama il gruppo musicale numero 1 al mondo[247].
- 1965, 26 ottobre. I Beatles sono insigniti dell'Ordine dell'Impero Britannico.
- 1998, 8 giugno. La rivista Time li inserisce tra le 100 personalità più importanti e influenti del XX secolo, definendoli "la più sorprendente rock-'n'-roll band al mondo"[248].
- Nel 2004 i Beatles sono inseriti nella Vocal Group Hall of Fame.
- Nel 2004 la rivista Rolling Stone colloca quattro dei loro album nei primi dieci della lista dei 500 più grandi album di tutti i tempi[249].
- 2005, ottobre. La rivista Variety colloca i Beatles in prima posizione fra le 100 più rilevanti icone del XX secolo[250].
- 2008, 11 settembre. La rivista Billboard li pone al primo posto nella classifica basata sulla permanenza dei singoli nella Single Chart americana nel periodo dal 1958 al 2008[251].
- A loro è dedicata una stella nella Hollywood Walk of Fame[252].
- Secondo la RIAA, nessun altro artista ha venduto più album negli Stati Uniti (106 milioni)[253].
Grammy Award
- Grammy Award attribuito a A Hard Day’s Night quale migliore interpretazione vocale dell'anno (1964)[254]
- Grammy Award attribuito ai Beatles quali migliori artisti esordienti (1964)[255]
- Grammy Award attribuito a Paul McCartney per Eleanor Rigby quale migliore interpretazione vocale contemporanea (1966)[256]
- Grammy Award attribuito a John Lennon e Paul McCartney quali compositori di Michelle, miglior canzone dell'anno (1966)[257]
- Grammy Award attribuito a Klaus Voormann quale miglior grafico per la copertina dell'album Revolver (1966)[257]
- Grammy Award attribuito a Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band quale miglior album dell'anno (1967)[257]
- Grammy Award attribuito a Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band quale miglior disco contemporaneo (1967)[257]
- Grammy Award attribuito a Geoff Emerick quale miglior ingegnere dei suoni per Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967)[257]
- Grammy Award attribuito a Geoff Emerick e Phil McDonald quali migliori ingegneri dei suoni per Abbey Road (1969)[258]
- Grammy Award attribuito a Let It Be quale migliore colonna sonora (1970)[259]
- Grammy Award attribuito a Free As a Bird quale migliore interpretazione vocale dell'anno (1996)[260]
- Grammy Award attribuito a Free As a Bird quale miglior videoclip breve (1996)[261]
- Grammy Award attribuito a The Beatles Anthology quale miglior videoclip lungo (1996)[259]
- Grammy Award attribuito a George Martin e Giles Martin per Love quale miglior compilation della colonna sonora (compilation di brani dei Beatles) di film (2007)[262]
- Grammy Award attribuito a George Martin e Giles Martin per Love quale miglior album surround (2007)[262]
Recording Academy Grammy Hall of Fame Award
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all'album Sgt Pepper's Lonely Heart Club Band (1993)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all'album Abbey Road (1995)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo Yesterday (1997)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo I Want to Hold Your Hand (1998)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo Strawberry Fields Forever (1999)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all'album Revolver (1999)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo Eleanor Rigby (2000)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all'album A Hard Day’s Night (2000)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all'album Rubber Soul (2000)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo Hey Jude (2001)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all'album Meet The Beatles! (2001)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito all'album The Beatles (White Album) (2002)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo Let It Be (2004)
- Recording Academy Grammy Hall of Fame Award attribuito al singolo Help! (2008)[263]
Ivor Novello Award
- Ivor Novello Award attribuito ai Beatles nel 1964 per il più importante contributo alla musica britannica del 1963
- Ivor Novello Award attribuito a She Loves You quale canzone più diffusa nel 1963
- Ivor Novello Award attribuito a She Loves You quale disco più venduto nel 1963
- Ivor Novello Award attribuito a I Want to Hold Your Hand quale secondo disco più venduto nel 1963
- Ivor Novello Award attribuito a All My Loving quale seconda canzone più importante dell'anno 1963
- Ivor Novello Award attribuito a Michelle quale canzone più suonata nel 1966
- Ivor Novello Award attribuito a Yellow Submarine quale singolo più venduto nel 1966
- Ivor Novello Award attribuito a She's Leaving Home quale migliore canzone britannica del 1967
- Ivor Novello Award attribuito a She's Leaving Home quale miglior musica del 1967
- Ivor Novello Award attribuito a She's Leaving Home quale miglior testo del 1967
- Ivor Novello Award attribuito a Hello Goodbye quale secondo disco più venduto nel 1967
- Ivor Novello Award attribuito a Hey Jude quale singolo più venduto in Gran Bretagna nel 1968
- Ivor Novello Award attribuito a Get Back quale singolo britannico più venduto (1972)
- Ivor Novello Award attribuito a Ob-La-Di Ob-La-Da quale canzone più richiesta alla radio (1972)[264]
Cinema
- Special Award, New York Film Critics Circle Awards, attribuito a Yellow Submarine quale miglior lungometraggio di animazione (1968)[265]
- Special Award, National Society Film Critics Awards, USA, attribuito a George Dunning per il film Yellow Submarine (1969)[265]
- Premi Oscar 1971: Oscar alla migliore colonna sonora per il film Let It Be - Un giorno con i Beatles (1969)[266][267]
Altro
- Best Vocal Disc of the Year attribuito a From Me to You dalla rivista musicale Melody Maker (1963)[268]
- Trustees Award attribuito ai Beatles (1972)[269]
- Trustees Award attribuito a George Martin (1996)[269]
- National Academy of Recording Arts and Sciences President's Award attribuito ai Beatles (2004)
( wikipedia)
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