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sabato 9 febbraio 2013

GUSTAVO ADOLFO ROL: L'UOMO DEL MISTERO E DELL'IMPOSSIBILE + DOCUMENTARIO VIDEO



Gustavo Adolfo Rol nasce a Torino il 20 giugno 1903. Sensitivo, mago, illusionista, prestidigitatore, spiritista, chiaroveggente, fattucchiere. Sono solo alcune delle definizioni che lo hanno riguardato nel corso della sua lunga vita. Antiquario stimato, dopo aver lavorato come giornalista e bancario, si è dedicato per tutta la vita alla sua grande passione, l'occulto, divenendo una delle personalità in quest'ambito più chiacchierate e famose di sempre. I suoi sostenitori gli hanno attribuito proprietà paranormali, i suoi critici hanno parlato di "mentalismo", una branca dell'illusionismo consistente nella simulazione di facoltà fuori dal comune. Rispetto alle definizioni di cui sopra, Gustavo Rol si è sempre dichiarato semplicemente un ricercatore e sperimentatore, avente quale unico obiettivo quello "di incoraggiare gli uomini a guardare oltre l'apparenza e a stimolare in loro lo spirito intelligente".




 Biografia


La famiglia nella quale nasce appartiene alla ricca borghesia torinese. Il padre Vittorio è un noto avvocato, nominato nel 1909 direttore della Banca Commerciale Italiana torinese, che guida per circa vent'anni. La madre Martha Peruglia appartiene anche lei alla parte colta e agiata della città: è figlia dell'avvocato Antonio Peruglia, a sua volta presidente del tribunale di Saluzzo.
Il fatto di essere benestante sin dagli albori e per tutta la vita, consente a Gustavo Adolfo Rol di dedicarsi alle occupazioni a lui predilette le quali, inizialmente, in tenera età, si rivolgono verso le arti, la musica e la storia. Il piccolo Gustavo, sin da bambino, scrive poesie e si interessa di arte pittorica. È un bimbo schivo, introverso, al quale piace soprattutto la figura di Napoleone, delle cui gesta si invaghisce sin da subito, con letture importanti e ricercate, che ne rivelano la personalità atipica.
Secondo alcuni racconti appartenenti alla famiglia, la passione per il generale francese sarebbe arrivata sin dall'età di due anni, quando il piccolo Gustavo viene trovato aggrappato di fronte un'immagine di Napoleone nell'isola di Sant'Elena, in lacrime per l'esito toccato al suo nuovo e futuro eroe. Già in terza elementare, è un appassionato cultore e biografo dell'Imperatore, mentre al liceo è un narratore appassionato delle battaglie che lo hanno riguardato, senza tralasciare particolari minuziosi e ricercatissimi.
Rol ha due fratelli più grandi, Carlo e Giustina, oltre ad una terza sorella, la quale arriva solo nel 1914, Maria.
Trascorre l'infanzia e la giovinezza tra Torino e San Secondo di Pinerolo, nella residenza di famiglia risalente al 1700. Dopo i primi risultati scolastici, affatto modesti, comincia ad interessarsi alla musica, imparando a suonare il pianoforte senza aver mai preso lezioni e, inoltre, perfezionando la conoscenza acquisita sullo studio del violino. Al liceo conosce Pier Giorgio Frassati, poi beato cattolico. Ma, soprattutto, si lega per tutta la vita a sua sorella Luciana, futura apprezzata poetessa, di cui rimane profondo amico per sempre.
Nel 1921, terminati gli studi, intraprende la carriera del giornalismo. Due anni dopo, nel 1923, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza frequentando le lezioni presso la Regia Università di Torino, dove si laurea solo dieci anni dopo, nel 1933. Il ritardo è dato dall'aver intrapreso contemporaneamente e per venire incontro ai voleri paterni, la carriera di impiegato di banca, cominciata nel 1925.
Il tirocinio bancario porta Rol in giro per l'Europa, da Marsiglia a Londra, da Edimburgo a Casablanca. Proprio durante uno di questi soggiorni lavorativi, vive il momento di svolta della sua vita e anche della sua carriera di illusionista, almeno stando ai suoi diari e ai suoi stessi racconti. Durante la permanenza marsigliese infatti, tra il 1925 e il 1926, Gustavo Rol conosce un personaggio di origine polacca, il quale gli fa vedere alcuni giochi con le carte. Questi, inizialmente ateo, si converte davanti agli occhi di Rol durante una guarigione accaduta a Lourdes. In un primo momento, il futuro sensitivo torinese non crede a ciò che vede, ma dopo inizia ad approfondire alcuni studi spirituali e arriva a formulare una teoria metafisica che mette insieme suoni, colori e altri elementi. È un momento di grande importanza per lui, tanto che dopo una breve permanenza a Parigi, nel 1927, si ritira in un convento.
Grazie anche al sostegno della sua famiglia riesce a ritornare alla vita laica, mettendo al servizio degli altri le sue potenzialità sensitive. Dagli anni '30 in poi, incontra e "confessa", per così dire, i più importanti personaggi della storia italiana, da Mussolini alla famiglia Agnelli.
Nel 1934 muore suo padre. Gustavo Rol lascia la banca e, inizialmente giornalista, decide di dedicarsi all'antiquariato. Da questo momento diventa uno dei più importanti collezionisti di oggetti antichi e storici, soprattutto napoleonici.
Durante il secondo conflitto bellico si arruola come alpino. Al contempo, si batte anche per la Liberazione, portando in salvo non pochi partigiani.
Appena terminata la guerra, dedica le sue energie ad un negozio di antiquariato, che tiene fino agli anni '60. Da questo periodo in poi è la pittura, suo primo amore con la musica, il suo unico coinvolgimento. All'arte però affianca l'approfondimento degli studi spirituali. La sua casa di via Silvio Pellico allora, diventa la meta scelta da una serie di personaggi italiani e stranieri di grande fama.
Federico Fellini lo definisce "sconcertante", legandosi a lui con una profonda amicizia. Ma oltre al grande regista, Rol riceve personalità come John Cage, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni, Nino Rota e Alberto Sordi. Fino ad alcuni presidenti della Repubblica Italiana, come Saragat ed Einaudi. La sua fama divampa anche all'estero e la regina Elisabetta II, durante gli anni '50, lo vuole a Londra. Rol incontra anche Padre Pio, a cui è da sempre devoto, e nel 1964 incontra ad Antibes l'Imperatore d'Etiopia, Hailé Selassié.
La sua fama arriva anche negli Stati Uniti, grazie prima di tutto a Walt Disney, che desidera incontrarlo. Il presidente John Fitzgerald Kennedy, nel suo unico viaggio in Italia, si reca a Torino con il fine, a quanto si racconta, di incontrare proprio il sensitivo torinese. Kennedy non è l'unico capo di stato americano che si dimostra interessato alle sue capacità; nel 1981 il presidente Ronald Reagan avrebbe inviato a Rol un telegramma nel quale lo avrebbe ringraziato per il suo aiuto, in occasione della liberazione del generale statunitense James Lee Dozier.
A scalfire e in larga parte attenuare il suo successo, sono le inchieste dei giornalisti Piero Angela e Tullio Regge, i quali formulano una serie di critiche all'interno di alcuni articoli, atti a porre fine alla sua fama di sensitivo, di "uomo paranormale". Entrambi i giornalisti assistono alle prodezze del sensitivo ma, alla fine, lo definiscono soltanto un abile ed elegante prestidigitatore, facendo rientrare le sue facoltà nel campo dell'illusionismo e della magia in genere.
Intanto, dagli anni '50 agli anni '80, la stampa lo descrive come un uomo letteralmente fuori dal comune, parlando di telepatia, precognizione, bilocazione, viaggi nel tempo e molti altri fenomeni a lui attribuiti.
Gustavo Adolfo Rol muore il 22 settembre del 1994, a Torino, presso l'ospedale San Giovanni Battista "Molinette".







Documentario video completo: History Channel - Fisica Quantistica Gustavo Rol (2008)






Aforismi di Gustavo Rol


 “
Si fa gran caso dei miei esperimenti e li si vuole collocare tra i fenomeni dei quali si occupano tanto insigni studiosi di metapsichica e parapsicologia. Si vorrebbe scoprire il meccanismo: che io fornissi alla scienza sufficienti elementi per vagliarli, classificarli e forse riprodurli senza la mia partecipazione. Delusi e convinti che non v'è manipolazione, si attende da me la rivelazione di formule, di procedimenti e di conoscenze che proprio non posseggo. Sono segreti, questi, che non è dato di tramandare appunto perché segreti non lo sono affatto. Si possono invece intuire, proprio come è successo a me e ad altri. Questa forma di rivelazione è profonda e altissima, tale appunto da escludere, per la sua natura, qualsiasi speculazione metafisica.


Io non mi ritengo dotato di qualità paranormali od almeno di prerogative che possano farmi includere nei soggetti che offrono motivo di studio. Né posso affermare di aver avuto particolari contatti col PN [paranormale], dal momento che tutta la mia vita si è sempre svolta in una naturale atmosfera di costanti "possibilità" ove non sarebbe difficile stabilire quali siano le più notevoli.


I miei esperimenti sconvolgono le leggi della natura! Anche Omero non mi commuove più. Il poeta eccitava il mio spirito con la sua scienza vastissima, così come Chopin mi accarezzava il cuore con la sua malinconia profonda. Ma tutto ciò appartiene a questo mondo, mentre io non sono più di questo mondo.


Einstein credeva in Dio, non ne negava l'esistenza. Un giorno che discutevamo proprio di questo, lui alzò una mano, la frappose fra la lampada e il tavolo e mi disse: "Vedi? Quando la materia si manifesta, proietta un'ombra scura, perché è materia. Dio è puro spirito e dunque quando si materializza non può manifestarsi se non attraverso la luce. La luce non è altro se non l'ombra di Dio".


La scienza potrà analizzare lo spirito nell'istante stesso in cui perverrà a identificarlo. Son certo che a tanto giungerà l'ansia dell'uomo.


Non vi sono limiti alle possibilità umane. Alla condizione, però, che esse non intervengano a sottrarre alla vita quel carattere di unica, insostituibile, meravigliosa anche se travagliatissima prova che é la vita stessa.


I sensi rappresentano un mezzo di eccezionale misura onde conoscere le meravigliose possibilità che Dio offre di se stesso all'uomo. Possibilità che nello stesso tempo formano quella trappola mortale che i sensi stessi rappresentano.


I sensi sono una modestissima anticipazione di tutte le infinite meraviglie riservate all'uomo per estrinsecazione che Dio stesso rivela nel suo costante desiderio e diritto di affermarsi. A quelle


Lo scetticismo che sovente cela intenzioni e altri sentimenti negativi non favorisce certamente quel misterioso processo costruttivo della cui ragione etica gli editori non si interessano. Essi ritengono che il grosso pubblico non ami una certa filosofia; quel che fa vendere il giornale o il libro è la presentazione di fatti che stupiscono, non di cose che creano problemi.


Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell'amore che non abbiamo donato. L'amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l'eternità.



Mi sono definito "la grondaia che convoglia l'acqua che cade dal tetto". Non é quindi la grondaia che va analizzata, bensì l'acqua e le ragioni per le quali "quella Pioggia" si manifesta.


Ogni cosa ha il proprio spirito le cui caratteristiche stanno in rapporto alla funzione della cosa stessa. Quello dell'uomo però è uno "spirito intelligente" perché l'uomo sovrasta ed è in grado, per quanto lo riguarda, di regolare, se non di dominare, gli istinti che sospingono incessantemente tutto ciò che esiste e si forma.


Ho definito coscienza sublime ogni impegno volto a raggiungere, sia pure attraverso la materia, dimensioni fuori della consuetudine. Ammesso che la genialità faccia ancor parte dell'istinto, i prodotti della genialità appartengono invece a quella libertà di creare che è prerogativa dello "spirito intelligente" dell'uomo, quindi ben oltre l'istinto stesso. Questa considerazione sarebbe sufficiente a comprendere l'esistenza dell'anima la quale si identifica poi in quell'armonia universale alla quale contribuisce e partecipa.


Quando mi venne chiesto di esprimere il mio pensiero a proposito della medianità e dello spirito non ho esitato a rispondere che ogni individuo possiede un certo potenziale di medianità. Sul significato di questa parola però ho posto delle riserve di ordine etico e biologico.


È fatale che quasi la totalità delle prerogative umane, a livello però del solo istinto, convoglino il desiderio dell'uomo a considerare lo stato di necessità della propria esistenza; di qui la peculiarità degli intenti volti a favorire l'ambizione, l'orgoglio, la potenza e la crudeltà. È tacito: che una severa rinuncia a questi fattori negativi comporti se non la visione l'intuizione almeno di quelle alte sollecitazioni alle quali il pensiero si ispira per comprendere l'infinito e così vincere il terrore della morte.


La vita terrena è troppo breve per creare e rinunciare poi subito a ciò che si è creato.


Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla!


Qualche volta una grande tristezza mi coglie: e se io dovessi rimanere solo a godere o a soffrire? Di un privilegio che non tarderebbe ad isolarmi dagli altri uomini, causa delle mie azioni divenute non più compatibili con l'esperienza dei saggi e con la fede dei Santi? In questo caso il mio destino sarebbe certo: la diffidenza o la beffa; perché oltre i limiti che il negromante e il demente hanno posto alle norme consuetudinarie del vivere, solamente la pietà, qualche volta, si avventura ad accompagnare, nella grande illusione, il cercatore d'oro nei luoghi ove l'oro non val più che la sabbia.


La fisica, la matematica e la teologia hanno costituito il tripode sul quale è venuta a poggiarsi la fiducia degli iniziati ma per me, che non posso più credere in queste cose, dove troverà sostegno la mia speranza? Ecco la mia tragedia. Quanta tristezza vi è nel profondo delle cose?


Solamente in amore la natura si lascia frodare e non protesta: qualche volta, anzi, se ne rallegra, perché l'eredità del genio non è consentita mai, mentre il retaggio dei mali è assicurato sempre. L'amore, è forse questo l'ultimo mezzo che mi è offerto per vivere fra gli uomini come uno di loro?



Con un piede da questa parte e l'altro poggiato sull'infinito, mi sembra quasi di essere un ponte gettato fra le due età e sotto di me scorre l'universo come fluida materia che seco travolge impetuosamente il ridicolo delirio dell'uomo di volersi imporre o sottrarre a decreti che lui stesso ignora.


A quanti mi chiedono di rivelare il mezzo col quale si manifestano tanti stupefacenti fenomeni, rispondo che la mia forza sta nel tenere i piedi ben saldi sulla terra. Ammettere e conoscere la realtà, predispone a possibilità le più insperate, le più incredibili, avendo qualsiasi realtà infiniti risvolti. La conoscenza della realtà, poi, è di grande aiuto nel reperire ed interpretare i preziosi simboli che ci stanno intorno e ci illuminano costantemente.


Il mio desiderio è sempre stato quello di avere la Scienza collaboratrice per la necessità che ho di conoscere l'esistenza e valutare l'"assoluto" al fine di saper dirigere la ricerca nel paranormale.


Mi si rimprovera di non ripetere a richiesta gli "esperimenti" che avvengono con me, ma io non ho mai programmato simili fenomeni dei quali io stesso mi stupisco non sentendomene l'artefice. Di qui l'ansia, il dovere che ho sempre sentito di codificare quanto mi succede nel campo del meraviglioso. L'unico mio conforto, in tanta solitudine, è quello di potere utilizzare queste mie possibilità, a titolo assolutamente gratuito, per il bene del mio prossimo, ben sapendo, nell'istinto della mia coscienza, quale sia la loro ragione di essere e quale il loro valore etico e morale.


Chi non ha creduto in me senza conoscermi o, peggio ancora, chi mi avvicinò, col deliberato proposito di poi denigrarmi mettendomi nel fascio di tutto il paranormale di cui non si può o non si vuole ammettere l'esistenza, ha commesso un'azione delittuosa della quale dovrà rispondere ad un Dio che certamente ignora.


Fin da giovanissimo mi sentii portato ad un'osservazione profonda di ogni cosa, anche delle più insignificanti, trovandomi così a meditare su di esse, forse nell'istintiva ricerca del rapporto fra gli avvenimenti ed i fattori che li compongono e dei legami che intercorrono fra cosa e cosa proprio come le fibre dello stesso tessuto. Mi trovai così a conseguire un'abitudine mentale ove l'intuizione ed il ragionamento collaborano in stretta armonia nella ricerca di quella verità Unitaria alla quale mi sembrano tendere, in nobilissima gara, l'Etica, la Politica, le Arti e tutte le scienze in genere. Era quindi inevitabile che io mi spingessi oltre le norme consuetudinarie del vivere e mi adoperassi per una necessità inderogabile ad agevolare il mio cammino con mezzi che Lei definirebbe paranormali, mentre io li considero di natura strettamente ortodossa.


Non esiste un mio "incontro" col PN [paranormale], termine che mi suona estraneo, in quanto io ritengo che a chiunque segua la strada da me percorsa vengano offerte le mie stesse possibilità.


L'osservazione profonda di ogni cosa comporta l'inserimento di una determinata cosa nella visione di un Sistema Universale in rapporto al valore ed alla funzione della cosa stessa. Accedendo quindi a questa forma di "conoscenza" il pensiero viene a trovarsi necessariamente ad essere intinto di quelle particolari essenzialità per le quali acquisisce le "possibilità" cui sopra accennavo e che autorizzerebbero l'esistenza di un PN [paranormale], mentre invece è la più legittima "normalità" che si manifesta. Di qui il sorgere di facoltà delle quali mi è dato disporre solamente quando pervengo a riconoscerne la reale natura, per accoglierle allora con responsabile consapevolezza e coscienza.


Io non esito ad affermare, almeno per quanto riguarda i miei esperimenti di coscienza sublime, che ogni ricerca in quella direzione si troverebbe in antitesi con la sorgente spontanea di una conoscenza giustificata dalla natura divina ed eterna dell'uomo. meraviglie l'uomo accede nel perfezionarsi non soltanto in questa vita, la quale potrebbe non essere la prima.


Se l'errore è compatito, spesso giustificato, ma non sempre assolto, è puro gesto di misericordia divina il rigettarlo e anche punirlo, in quanto nella punizione stessa è insito il desiderio di offrire all'uomo la possibilità di redimersi, quindi di avvicinarsi maggiormente alla stupenda perfezione che Dio è. Quale padre amorosissimo Egli non solo non abbandona nessuno, ma tutti aiuta, anche coloro, gli indegni e i reprobi, nel castigarli. Correggere non è punire, bensì aiutare a liberarsi da tutto ciò che tiene il malato lungi dalla fonte che gli dona la vita.



Se l'errore non è perseveranza diabolica altro non può essere che diritto alla conoscenza.


Nessun diritto può giustificare il perseverare nell'errore stesso, quand'anche l'uomo sappia, in un raptus intellettivo, considerare l'errore un mezzo orrendo altrettanto quanto nobile.


Ho inteso qui rivelare il perché dell'errore stesso, della necessità di non ripeterlo e della possibilità etica che Dio lo consenta.




Colloquio tra Rol e Krishnamurti
domenica, 16 novembre 1930
 Jiddu Krishnamurti

Ho veduto oggi Krishnamurti. Mr. Rajugopal mi condusse nella sua camera e ci lasciò soli. Krishnamurti è un giovane hindu di trentatre anni; veste all'europea, è alto e distinto ma non bello. Parla ora adagio, ora a scatti. Per quanto me lo si avesse descritto molto debole, anche a causa della sua recente malattia, ho avuto l'impressione che egli sia un uomo molto energico. <Voi pensate molto>, gli ho detto, <ma bisogna fare qualche cosa per l'umanità. Il mondo soffre molto in questo momento>. <Non si può far nulla,> rispose Krishnamurti, <c'è troppo vuoto nel mondo, troppo vuoto>. La sua camera era piena di frutta sul tavolo, sulle sedie, dappertutto. <Vi piace la frutta?> ed accennai ad un enorme grappolo d'uva, appeso alla chiave dell'armadio. <Quell'uva è pessima. L'ho messa così appesa perchè è bellissima a vedersi>. <Io sono venuto qui,> ripresi, <senza alcun desiderio speciale di vedervi. Se avessi inteso la vostra voce per telefono, sarebbe stato lo stesso. Io non sono un giornalista e neppure un curioso. Nella vita ho sempre pensato molto, fra tanta gente che ho incontrata che non pensa mai. Sono quindi lieto di sentire qualche vostra parola, perchè, qualunque siano le vostre idee, qualunque le vostre teorie, per il sol fatto che voi tanto pensate, la vostra vita si avvicina alla mia. Per chi pensa, per tutti quelli che pensano, la strada è una sola. Quella dell'astrazione assoluta da tutto ciò che ci circonda>. <E' vero,> egli rispose, <e per pensare, io ho tutto rifiutato, tutto abbandonato>. <Lo so, lo so,> gli dissi, <me lo riportarono i giornali>. <Ho veduto la vostra fotografia su di un giornale ed ho letto l'intervista che con voi ebbe un giornalista di Torino sul treno per Lyon>. <Non mi ricordo>. Quando pensa, i suoi occhi sono come velati ed appena afferra ciò che vuole, allora mandano bagliori di fuoco. Il signor Rajugopal venne ad avvisare che nel salone dell'hotel era convenuta molta gente per vedere il "nuovo Cristo". <Questa gente vi stancherà>. <Non avranno una sola parola. Darò soltanto qualche stretta di mano>. Mi alzai in piedi. <Vi scriverò, signor Krishnamurti, siate voi in russia ed io in sud america, metterò fra voi e me un filo di corrispondenza>. <Sta bene, ma non dimenticate di farlo>. <Non vi farò nessuna domanda. Vi dirò cose che solamente voi comprenderete e gli altri non afferrerebbero. Voi farete altrettanto>. <E' mio desiderio. domani vi manderò i miei libri. Quel poco che Rajugopal ha raccolto, perchè io detesto scrivere, vi ho detto, è inutile>. E ci separammo con una lunga e forte stretta di mano.

Tratto da "io sono la grondaia" Diari, Lettere, Riflessioni di Gustavo Adolfo Rol. A cura di Catterina Ferrari 


Alcuni dipinti realizzati da Gustavo Rol










Fonti: (WEB miste)

1 commento:

  1. ma la terza immagine, partendo da sopra, è davvero un dipinto di Rol?

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