Dispensatrice della vita, espressione della terra che si rinnova, simbolo dell'energia dell'universo, ma anche Signora della morte, che è l'altra faccia della vita: queste sono le connotazioni della Grande Dea. Il suo culto è stato dominante nell'Europa del Neolitico Antico, tra il 7000 e il 3500 a.C. Un'Europa abitata da popoli felici che risiedevano in villaggi, praticavano l'agricoltura, non conoscevano la guerra, vivevano in armonia con la natura grazie al fatto che le donne avevano un ruolo primario nell'organizzazione sociale e nella vita religiosa.
Una vita serena che cessò verso il 4000 a.C quando cominciarono ad arrivare da Est orde di cavalieri armati che distrussero quella società matriarcale e la pace dei popoli della Grande Dea.
Per verificare questa tesi, Marija Gimbutas, eminente studiosa e pioniera dell'archeomitologia (una disciplina che fonde archeologia, mitologia comparata e folklore) fa ricorso a un vastissimo repertorio di immagini, figurazioni dipinte o incise su pareti di roccia, nonché statuette di pietra, avorio e terracotta. Si tratta di 2000 manufatti dell'Antica Europa, ricchi di significati simbolici, nel rivelare la genesi autentica del patrimonio culturale dell'Occidente
Una vita serena che cessò verso il 4000 a.C quando cominciarono ad arrivare da Est orde di cavalieri armati che distrussero quella società matriarcale e la pace dei popoli della Grande Dea.
Per verificare questa tesi, Marija Gimbutas, eminente studiosa e pioniera dell'archeomitologia (una disciplina che fonde archeologia, mitologia comparata e folklore) fa ricorso a un vastissimo repertorio di immagini, figurazioni dipinte o incise su pareti di roccia, nonché statuette di pietra, avorio e terracotta. Si tratta di 2000 manufatti dell'Antica Europa, ricchi di significati simbolici, nel rivelare la genesi autentica del patrimonio culturale dell'Occidente
Prefazione a cura di Joseph Campbell, tratto da "Il Linguaggio della Dea - Mito e culto della Dea Madre nell'Europa Neolitica - " di Marija Gimbutas.
Marija Gimbutas è stata in grado non solo di elaborare un glossario fondamentale di motivi figurativi che fungono da chiave interpretativa per la mitologia di un'epoca altrimenti non documentata, ma anche di stabilire, sulla base dei segni interpretati, le linee caratterizzanti e i temi principali di una religione che venerava sia l'universo quale corpo vivente della Dea Madre Creatrice, sia tutte le cose viventi dentro di esso, in quanto partecipi della Sua Divinità: religione, lo si percepisce immediatamente, in contrasto con le parole che il creatore padre rivolge ad Adamo: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e polvere ritornerai!".
Marija Gimbutas è stata in grado non solo di elaborare un glossario fondamentale di motivi figurativi che fungono da chiave interpretativa per la mitologia di un'epoca altrimenti non documentata, ma anche di stabilire, sulla base dei segni interpretati, le linee caratterizzanti e i temi principali di una religione che venerava sia l'universo quale corpo vivente della Dea Madre Creatrice, sia tutte le cose viventi dentro di esso, in quanto partecipi della Sua Divinità: religione, lo si percepisce immediatamente, in contrasto con le parole che il creatore padre rivolge ad Adamo: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e polvere ritornerai!".
In questa mitologia arcaica, invece, la terra da cui tutte le creature hanno avuto origine non è polvere, ma vita, come la Dea Creatrice.
Nella biblioteca della cultura europea, il primo riconoscimento di un tale ordine matristico nel pensiero e nella vita, precedente alle forme storiche sia dell'Europa sia del Vicino Oriente, apparve per la prima volta nel 1861, in "Das Mutterrecht" di Johann Jakob Bachofen, il quale dimostrava che nelle norme del diritto romano si potevano riconoscere tracce residue di una successione matrilineare nell'eredità. Dieci anni prima in America, Lewis H.Morgan aveva pubblicato "The League of the Ho-dé-no-sau-nee, or Iroquois", una documentazione in due volumi su una società che riconosceva ancora il principio del "Diritto della Madre"; e successivamente, in un'analisi sistematica dei sistemi di parentela in America e in Asia, aveva dimostrato la diffusione su scala pressoché mondiale di un tale ordinamento prepatriarcale nella vita delle comunità.
Inoltre, in contrasto con le mitologie delle tribù indoeuropee di allevatori che, a ondate successive, invasero i territori dell'antica Europa dal VI millennio a.C, e i cui pantheon dominati dal maschio riflettevano gli ideali sociali, le leggi, e le aspirazioni politiche delle unità etniche a cui appartenevano, l'iconografia della Grande Dea era nata con l'osservazione e la venerazione delle leggi della natura. Il lessico di segni pittorici della Gimbutas mostra il primordiale tentativo di una parte dell'umanità di comprendere e vivere in armonia con la bellezza e la meraviglia del creato, e adombra nei termini simbolici archetipici una visione della vita umana contraria in ogni aspetto ai sistemi manipolati che hanno prevalso, in epoche storiche, nell'Occidente.
Inoltre, in contrasto con le mitologie delle tribù indoeuropee di allevatori che, a ondate successive, invasero i territori dell'antica Europa dal VI millennio a.C, e i cui pantheon dominati dal maschio riflettevano gli ideali sociali, le leggi, e le aspirazioni politiche delle unità etniche a cui appartenevano, l'iconografia della Grande Dea era nata con l'osservazione e la venerazione delle leggi della natura. Il lessico di segni pittorici della Gimbutas mostra il primordiale tentativo di una parte dell'umanità di comprendere e vivere in armonia con la bellezza e la meraviglia del creato, e adombra nei termini simbolici archetipici una visione della vita umana contraria in ogni aspetto ai sistemi manipolati che hanno prevalso, in epoche storiche, nell'Occidente.
Una società non maschilista dove la donna ricopriva un ruolo fondamentale esercitato grazie alla parità dei sessi.
L'arte incentrata sulla Dea, con la sua assenza d'immagini guerresche e di dominio maschile, riflette un ordine sociale in cui le donne, come capi-clan o regine-sacerdotesse, ricoprivano un ruolo dominante.
L'antica Europa e l'Anatolia, come la Creta minoica, erano una "gilania"
(Riana Eisler, nel suo libro "The Chalice and the Blade", "Il calice e la spada", 1987, propone il termine "gilania", da "gy", donna, "an" da "andros", "uomo" e la "l" in mezzo come legame tra le due parti dell'umanità, per indicare una struttura sociale caratterizzata dall'uguaglianza tra i due sessi)
(Riana Eisler, nel suo libro "The Chalice and the Blade", "Il calice e la spada", 1987, propone il termine "gilania", da "gy", donna, "an" da "andros", "uomo" e la "l" in mezzo come legame tra le due parti dell'umanità, per indicare una struttura sociale caratterizzata dall'uguaglianza tra i due sessi)
Mentre le culture europee trascorrevano un'esistenza pacifica, una cultura neolitica assai diversa, che addomesticava il cavallo, produceva armi, emergeva dal bacino del Volga (Russia meridionale). Questa nuova forza cambiò il corso della preistoria europea. Io la chiamo la cultura Kurgan (in russo "kurgan" significa "tumulo"), poiché i morti venivano sepolti in tumuli circolari che coprivano gli edifici funebri dei personaggi importanti. Le caratteristiche fondamentali della cultura Kurgan erano il patriarcato, l'allevamento di animali, posizione del cavallo nel culto; fabbricazione di armi come arco e freccia, lancia edaga. Così i ripetuti tumulti e incursioni dei Kurgan, misero fine all'antica cultura gilanica, trasformandola in androcratica.
Viviamo ancora sotto il dominio di quella aggressiva invasione maschile e abbiamo appena cominciato a scoprire la nostra lunga alienazione dall'autentica eredità europea: una cultura gilanica, non violenta, incentrata sulla terra.
I siti più ricchi dove si sono mantenuti integri templi e affreschi, sono di massima importanza per ricreare queste divinità, le loro funzioni e i rituali associati. I rinvenimenti di çatal Hüyük, nell'Anatolia centrale, risalenti dal 6400 al 5600 a.C circa, vennero compiuti da James Mellaart negli anni '60. Gli stessi scavi da me eseguiti ad Achilleion, in Tessaglia, nel 1973-74, hanno portato alla luce alcuni dei più antichi templi europei dello stesso periodo. La scoperta delle aree sacre di sepoltura del Mesolitico e del Neolitico Antico a Lepenski Vir e Vlasac sul Danubio, nella Iugoslavia settentrionale, fornì preziose informazioni sui rituali funebri e sulle sculture delle divinità associate alla Rigenerazione. Una notevole sequenza di rinvenimenti in Bulgaria, Romania, Moldavia e nell'Ucraina Occidentale, dopo la seconda guerra mondiale, ha rivelato tesori di sculture e ceramiche dipinte, così come templi.
Molti di questi risalgono dal VI al V millennio a.C. Nell'area mediterranea, oltre ai grandi templi e alle tombe di Malta, gli scavi in Sardegna hanno portato alla luce tombe sotterranee e rupestri. La maggior parte delle illustrazioni qui riprodotte è databile dal 6500 al 3500 a.C nell'Europa sud-orientale e dal 4500 al 2500 a.C nell'Europa occidentale.
Molti di questi risalgono dal VI al V millennio a.C. Nell'area mediterranea, oltre ai grandi templi e alle tombe di Malta, gli scavi in Sardegna hanno portato alla luce tombe sotterranee e rupestri. La maggior parte delle illustrazioni qui riprodotte è databile dal 6500 al 3500 a.C nell'Europa sud-orientale e dal 4500 al 2500 a.C nell'Europa occidentale.
Il resto del testo e tutte le immagini delle statuette li troverete qui: Società Gilaniche. La storia Omessa pdf
bel articolo! peccato il link del PDF non unzioni...
RispondiElimina