Filosofia
Il termine, nel senso di "ultima unità indivisibile", comparve molto presto nella storia della filosofia greca. Nella dottrina di Pitagora, si ricorreva a questo termine per indicare il principio (arché) da cui derivavano tutti i numeri, la molteplicità di entità monodimensionali e tridimensionali ed i quattro elementi (Aria, Terra, Fuoco e Acqua) costituenti il mondo. Nei "Dialoghi" platonici veniva usato al plurale (monadi) come sinonimo di Idee. Nella "Metafisica" di Aristotele si ripresentava come il principio (arché) del numero, esso stesso privo di quantità, indivisibile ed immutabile. La parola monade veniva usata anche dai neoplatonici per indicare l'Uno. Nelle lettere del neoplatonico cristiano Sinesio di Cirene, Dio veniva descritto come la "Monade delle Monadi".
Il termine veniva usato sia nella filosofia classica che in quella medioevale come sinonimo di atomo, ed era usato da scrittori quali Giordano Bruno, che parlava in maniera piuttosto indefinita dei minimi, le sostanze piccolissime che costituiscono la realtà. In generale, comunque, si può affermare che, mentre il termine atomo sia nel suo significato fisico che in quello metafisico implica soltanto un aspetto corporale, o materiale, la monade, di regola, implica sempre qualcosa di incorporeo, spirituale, o, al limite, vitale.
Il termine monade, comunque, è generalmente legato alla filosofia di Leibniz, nella quale la dottrina del monadismo occupa una posizione di primaria importanza. Per capire la sua dottrina relativa a questo argomento, è necessario ricordare che Leibniz, nel tentativo di definire la materia, era stato spinto da un duplice motivo. Egli desiderava riconciliare la dottrina degli atomisti con la teoria scolastica della materia e della forma evitando sia il meccanicismo di Cartesio, che pensava che tutta la materia fosse inerte, sia il monismo di Spinoza che insegnava che esisteva una sola sostanza: Dio. Egli sperava di raggiungere questi obiettivi attraverso la dottrina delle monadi. Leibniz definiva la sostanza in termini di azione indipendente, evitando così la dottrina di Cartesio secondo la quale la materia è di natura inerte, ma, allo stesso tempo, dato che le fonti dell'azione indipendente possono essere molteplici, evitava anche il monismo panteistico di Spinoza. Gli atomisti, pur sostenendo l'esistenza di una molteplicità di sostanze minute, erano giunti ad un rifiuto materialistico dell'esistenza degli spiriti e delle forze spirituali. Gli scolastici, al contrario, avevano rigettato questo materialismo atomistico, ma, così facendo, sembrò che si fossero messi contro la corrente del pensiero scientifico moderno. Leibniz pensava di trovare un sistema per riconciliare gli atomisti con gli scolastici. Per giungere a questa riconciliazione, sosteneva che tutte le sostanze sono composte di particelle minute in parte materiali ed in parte immateriali. Così immaginava che il contrasto tra il materialismo atomistico e lo spiritualismo scolastico potesse scomparire riconoscendo la dottrina che tutte le differenze tra sostanze ed entità sono semplici differenze di grado di spiritualità (coscienza).
Per approfondire, vedi la voce Appercezione.
Le monadi sono, perciò, semplici sostanze puntiformi, se per sostanza intendiamo un centro di forza. Esse non possono avere inizio o fine se non tramite creazione o annichilazione. Hanno un'attività interna, ma non possono essere fisicamente influenzate da elementi esterni. In questo senso sono indipendenti. Inoltre, ogni monade è unica; ovvero, non ci sono due monadi uguali tra loro. Allo stesso tempo le monadi devono avere altre caratteristiche; "altrimenti", affermava Leibniz (Monadologia, n. 8), "non sarebbero anche delle entità". Ci deve, dunque, essere in ogni monade il potere di rappresentazione, attraverso il quale essa riflette ogni altra monade in maniera tale che un occhio possa, guardando in una monade, osservarvi l'universo intero lì rispecchiato.
Questo potere di rappresentazione è diverso in ogni monade. Nelle sostanze di grado più basso esso è inconscio, mentre in quelle di grado più alto esso è completamente consapevole. Possiamo, infatti, distinguere in ogni monade una zona di rappresentazione oscura ed una zona di rappresentazione chiara. Nella monade del granello di polvere, per esempio, la zona di rappresentazione chiara è molto limitata, non manifestando la monade altra attività che quella dell'attrazione e della repulsione. Nella monade dell'anima umana, invece, la regione di rappresentazione chiara è al suo massimo, essendo questo genere di monade, la "monade dominante", caratterizzata dal potere di pensiero intellettuale e autocosciente. Questo tipo di rappresentazione, altrimenti detta Appercezione, è infatti tipica di Dio. Tra questi due estremi, tutte le monadi, minerali, vegetali, ed animali, si differenziano dalla monade di genere inferiore per il possesso di una più grande area di rappresentazione chiara. Pertanto, in ogni monade è presente un elemento materiale (la regione di rappresentazione oscura) ed un elemento immateriale (l'area di rappresentazione chiara).
Dai tempi di Leibniz il termine monade viene usato dai vari filosofi per designare centri di forza indivisibili, ma, come regola generale, queste unità non possiedono il potere di rappresentazione o percezione, che sono la caratteristica distintiva della monade di Leibniz. Comunque, si deve fare eccezione nel caso di Renouvier che, nel suo "Nouvelle monadologie", insegnava che la monade non solo possiede attività interna ma anche il potere di percezione.
Gnosticismo
In certe frange dello Gnosticismo, specialmente quelle ispirate dal Monoismo, la Monade era una entità superiore che creò dèi minori o "emanazioni primordiali". Questa visione, secondo Sant'Ippolito di Roma, fu ispirata dai Pitagorici. In tali sistemi gnostici, Dio è conosciuto come la Monade, l'Uno, l'Assoluto, Aion teleos (L'Eone Perfetto), Bythos (Profondità), Proarkhe (Prima dell'Inizio), Arkhe (L'Inizio) e Padre Inconoscibile. Egli è la fonte del Pleroma, la regione di luce. Le varie emanazioni del Dio sono chiamate eoni.
È importante notare che in alcune versioni di gnosticismo antico, specialmente quelle derivanti dalla scuola di Valentino, una divinità minore, nota come il Demiurgo aveva un ruolo nella creazione del mondo materiale, in aggiunta a quello svolto dalla Monade. In queste forme di gnosticismo, il Dio dell'Antico Testamento è spesso identificato con il Demiurgo, non la Monade, che è la fonte spirituale di tutto ciò che emana dal pleroma, e potrebbe essere contrapposto all'oscurità della pura materia.
(Wikipedia)
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