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giovedì 4 giugno 2015

SOCIETA' GILANICHE: LE SOCIETA' ANARCHICHE VISSUTE IN OCCIDENTE PER MIGLIAIA DI ANNI




Dispensatrice della vita,  espressione  della  terra che  si rinnova,  simbolo dell'energia  dell'universo,  ma anche Signora della morte, che è l'altra faccia della vita: queste sono le connotazioni della Grande Dea. Il suo culto è stato dominante nell'Europa del Neolitico Antico,  tra il 7000 e il 3500 a.C. Un'Europa abitata  da  popoli felici che risiedevano in villaggi,  praticavano l'agricoltura,  non conoscevano la  guerra,  vivevano in armonia con la natura grazie al fatto che le donne avevano un ruolo primario nell'organizzazione sociale e nella vita religiosa.
Una vita  serena  che cessò verso il 4000 a.C quando cominciarono ad arrivare  da  Est orde di cavalieri armati che distrussero quella società matriarcale e la pace dei popoli della Grande Dea.
Per verificare questa tesi,  Marija  Gimbutas,  eminente  studiosa e pioniera dell'archeomitologia (una  disciplina che  fonde  archeologia,  mitologia  comparata  e  folklore) fa ricorso  a  un vastissimo  repertorio di  immagini,  figurazioni  dipinte o  incise  su  pareti  di roccia,  nonché  statuette  di  pietra,  avorio  e  terracotta. Si tratta  di  2000 manufatti  dell'Antica  Europa,  ricchi  di  significati  simbolici,  nel rivelare  la  genesi autentica del patrimonio culturale dell'Occidente


 
Prefazione a cura di Joseph Campbell, tratto da "Il Linguaggio della Dea - Mito e culto della Dea Madre nell'Europa Neolitica - " di Marija Gimbutas.

Marija Gimbutas è stata in grado non solo di elaborare un glossario fondamentale di motivi figurativi che fungono  da  chiave  interpretativa  per  la  mitologia  di  un'epoca  altrimenti  non  documentata,  ma  anche  di stabilire,  sulla  base  dei  segni  interpretati,  le  linee  caratterizzanti  e  i  temi  principali  di  una  religione  che venerava sia l'universo quale  corpo vivente  della  Dea  Madre  Creatrice,  sia tutte le  cose  viventi  dentro di esso,  in quanto partecipi  della  Sua Divinità: religione,  lo si  percepisce  immediatamente,  in contrasto con le  parole  che  il  creatore  padre  rivolge  ad Adamo:  "Con il  sudore  del  tuo  volto mangerai  il  pane;  finché tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e polvere ritornerai!".
 
In questa mitologia arcaica, invece,  la terra da cui tutte  le  creature  hanno avuto origine non è polvere,  ma vita, come la Dea Creatrice.
 

Nella biblioteca  della cultura europea,  il primo riconoscimento di un tale ordine matristico nel pensiero e nella vita,  precedente alle forme storiche sia dell'Europa sia del Vicino Oriente, apparve per la prima volta nel 1861,  in "Das Mutterrecht" di Johann Jakob Bachofen,  il quale dimostrava  che  nelle norme del diritto romano  si  potevano  riconoscere  tracce  residue  di  una  successione  matrilineare  nell'eredità.  Dieci  anni prima in America,  Lewis H.Morgan aveva pubblicato "The League of the Ho-dé-no-sau-nee, or Iroquois", una  documentazione  in  due volumi su una  società  che  riconosceva  ancora  il  principio del  "Diritto della Madre";  e  successivamente,  in un'analisi sistematica dei  sistemi di parentela in America e in Asia,  aveva dimostrato la diffusione su scala pressoché mondiale di un tale ordinamento prepatriarcale nella vita delle comunità.
Inoltre,  in contrasto con le  mitologie  delle tribù indoeuropee  di  allevatori  che,  a  ondate successive,  invasero i  territori  dell'antica Europa dal VI millennio a.C,  e i  cui pantheon dominati dal maschio riflettevano gli  ideali sociali,  le leggi,  e le  aspirazioni politiche  delle unità  etniche a  cui  appartenevano,  l'iconografia della Grande Dea era  nata con l'osservazione  e  la  venerazione delle leggi della natura. Il  lessico di segni pittorici della  Gimbutas mostra il primordiale tentativo di una parte  dell'umanità di  comprendere  e vivere in armonia con la bellezza e la  meraviglia del  creato,  e  adombra nei termini  simbolici archetipici una visione della vita umana contraria in ogni aspetto ai sistemi manipolati che hanno prevalso, in epoche storiche, nell'Occidente.

Una società non maschilista dove la donna ricopriva un ruolo fondamentale esercitato grazie alla parità dei sessi.




L'arte  incentrata sulla  Dea,  con la  sua  assenza  d'immagini guerresche  e  di  dominio maschile,  riflette un ordine  sociale  in  cui  le  donne,  come  capi-clan  o  regine-sacerdotesse,  ricoprivano  un  ruolo  dominante.
 
L'antica Europa e  l'Anatolia,  come la Creta minoica, erano una "gilania"

(Riana Eisler,  nel suo libro "The Chalice and the Blade", "Il calice e la spada", 1987,  propone il termine "gilania",  da "gy",  donna,  "an" da "andros",  "uomo" e la  "l" in mezzo come  legame  tra le  due  parti dell'umanità,  per  indicare una struttura sociale caratterizzata dall'uguaglianza tra i due sessi)

Mentre  le culture europee  trascorrevano  un'esistenza  pacifica,  una  cultura  neolitica  assai diversa,  che addomesticava  il  cavallo,  produceva  armi,  emergeva  dal  bacino  del  Volga  (Russia  meridionale).  Questa nuova  forza  cambiò il  corso della  preistoria  europea.  Io la  chiamo la cultura  Kurgan (in russo  "kurgan" significa  "tumulo"),  poiché  i  morti  venivano sepolti  in tumuli  circolari  che  coprivano  gli  edifici  funebri dei personaggi importanti. Le caratteristiche fondamentali della cultura Kurgan erano il patriarcato,  l'allevamento  di  animali,  posizione  del  cavallo  nel culto;  fabbricazione  di  armi  come  arco e  freccia,  lancia  edaga. Così  i ripetuti tumulti e incursioni dei Kurgan,  misero fine all'antica cultura gilanica,  trasformandola in androcratica.

Viviamo ancora  sotto il dominio di quella aggressiva invasione maschile e abbiamo appena cominciato a scoprire  la nostra  lunga alienazione  dall'autentica  eredità europea:  una  cultura  gilanica,  non  violenta,  incentrata sulla terra.


I siti più ricchi dove si sono mantenuti integri templi e affreschi, sono di massima importanza per ricreare queste  divinità,  le loro funzioni e i  rituali associati. I rinvenimenti  di  çatal Hüyük,  nell'Anatolia centrale, risalenti dal 6400 al 5600 a.C circa,  vennero compiuti da James Mellaart negli anni '60. Gli stessi scavi da me  eseguiti ad Achilleion,  in Tessaglia,  nel  1973-74,  hanno portato alla luce  alcuni  dei  più antichi  templi europei dello stesso periodo. La scoperta delle aree sacre di sepoltura del Mesolitico e del Neolitico Antico  a  Lepenski Vir  e  Vlasac  sul  Danubio,  nella Iugoslavia  settentrionale,  fornì  preziose  informazioni sui rituali funebri e sulle sculture delle divinità associate alla Rigenerazione. Una notevole sequenza di rinvenimenti in Bulgaria,  Romania,  Moldavia e nell'Ucraina Occidentale, dopo la seconda guerra mondiale, ha rivelato tesori di sculture e ceramiche dipinte, così come templi.
Molti  di questi  risalgono  dal VI al V  millennio  a.C. Nell'area  mediterranea,  oltre  ai grandi  templi  e  alle tombe  di  Malta,  gli  scavi  in  Sardegna  hanno  portato alla  luce  tombe  sotterranee  e  rupestri.  La  maggior parte delle illustrazioni qui riprodotte è databile dal 6500 al 3500 a.C nell'Europa sud-orientale e dal 4500 al 2500 a.C nell'Europa occidentale.






Il resto del testo e tutte le immagini delle statuette li troverete qui: Società Gilaniche. La storia Omessa pdf



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