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martedì 11 settembre 2012

LA TEURGIA SECONDO ROBERT AMBELAIN alias Aurifer, S.I.I.


La Teurgia (dal greco theos = dio e ergon = opera) è l’aspetto più elevato, più puro ed anche più sapiente, di ciò che l’uomo qualunque chiama Magia. Definire la seconda, per poi prenderne in considerazione solo l’essenza e l’aspetto più puri, vuol dire conseguire la prima. Ora, secondo Charles Barlet «La Magia Cerimoniale è una operazione con la quale l’Uomo cerca di costringere, con il gioco stesso delle Forze Naturali, le Potenze invisibili dei diversi Ordini ad agire secondo ciò che da esse richiede. A questo scopo, le afferra, le sorprende, per così dire, proiettando (con l’effetto delle “corrispondenze” analogiche che implica l’Unità della Creazione) delle Forze di cui egli stesso non è padrone, ma alle quali può aprire delle vie straordinarie, nel seno stesso della Natura. Donde Pentacoli, sostanze speciali, condizioni rigorose di Tempo e di Luogo che occorre osservare pena i più gravi pericoli. Poiché, se la direzione ricercata è un pochino imperfetta, l’audace è esposto all’azione delle “Potenze” nei cui confronti non è che un granellino di polvere... » (Charles Barlet: l’«Initiation», numero di Gennaio 1897). Dunque, la Magia, come abbiamo visto, non è che una Fisica trascendente.(Robert Ambelain- esopedia)

Parte Prima

LA TEURGIA


di Robert Ambelain alias Aurifer, S.I.I.

«Una Forza magica, assopita dalla caduta, giace latente nell’Uomo. Può essere risvegliata dalla grazia di Dio o dall’Arte della Cabala...».
J.B. Van Helmont: «Hortus Medicinae», Leida, 1667

La Teurgia dal greco theos = dio e ergon = opera, è l’aspetto più elevato, più puro ed anche più sapiente, di ciò che l’uomo qualunque chiama Magia. Definire la seconda, per poi prenderne in considerazione solo l’essenza e l’aspetto più puro, vuol dire conseguire la prima. Ora, secondo Charles Barlet, da l’«Initiation», numero del Gennaio 1897: «La Magia Cerimoniale è una operazione con la quale l’Uomo cerca di costringere, con il gioco
stesso delle Forze Naturali, le Potenze invisibili dei diversi Ordini ad agire secondo ciò che da esse richiede. A questo scopo, le afferra, le sorprende, per così dire, proiettando, con l’effetto delle “corrispondenze” analogiche che implica l’Unità della Creazione delle Forze di cui egli stesso non è padrone, ma alle quali può aprire delle vie straordinarie, in seno stesso della Natura. Donde Pentacoli, sostanze speciali, condizioni rigorose di Tempo e di Luogo che occorre osservare pena i più gravi pericoli. Poiché, se la direzione ricercata è un pochino imperfetta, l’audace è esposto all’azione delle “Potenze” nei cui confronti non è che un granellino di polvere... »
Dunque, la Magia, come abbiamo visto, non è che una Fisica Trascendente. Di questa definizione,
la Teurgia considera solamente una applicazione pratica: quella della legge delle «corrispondenze»
analogiche che sottintendono:
1°) L’unità del Mondo, in tutti i suoi componenti.
2°) L’identità analogica del Piano Divino e dell’Universo Materiale, il secondo creato «a
immagine» del primo e suo riflesso, ma inferiore e imperfetto.
3°) Un rapporto permanente tra Piano Divino e Universo Materiale, rapporto che deriva da questa
identità analogica e che può essere espresso, e contemporaneamente stabilito, da una scienza
secondaria, detta Simbologia.
In quanto al «dominio» nel quale si esercitano questi principi secondari, la Teurgia si distingue
nettamente dalla Magia. Questa non mette in azione che delle Forze Naturali, terrestri o cosmiche,
in quanto si esercita solo in quel dominio puramente materiale che è l’Universo e, di conseguenza,
non sono neanche Cause Secondarie, tutt’al più «intermediari» delle «Cause terze». Di
conseguenza, l’azione della Magia perturba l’intenzione delle Cause Seconde, che esprimono,
a loro volta, quella della Causa Prima, esercitandosi con uno dei suoi «possibili». Da ciò il
ristabilirsi inevitabile dell’equilibrio spezzato, detto «choc di ritorno», che segue ogni
realizzazione magica; la violenza di questo effetto contrario è proporzionale all’ampiezza ed
alla durata della realizzazione ottenuta. Poiché è legge imprescrittibile che il Mago debba
pagare nel dolore le gioie che la sua Arte avrà strappato alle «Immagini Eterne», uscite
dall’ASSOLUTO, poi orientate e fissate dalle Cause Seconde. Altra cosa è il dominio della
Teurgia e dei fattori che mette in gioco, fattori puramente metafisici del resto, e mai cosmici o
iperfisici. Poiché la Teurgia opera in seno all’Archetipo, ovvero nei «possibili» che passano — cioè
immagini fuggitive — nella INTELLIGENZA PRIMORDIALE. Definiamo, dunque, questo
campo. Il Mago crede necessariamente nell’esistenza di un solo ESSERE, Unico, Eterno,
Onnipotente, infinitamente Saggio, infinitamente Buono, Fonte e Conservazione di tutti gli Esseri
emanati e di tutte le Creature passeggere. Egli designerà questo ESSERE unico, con molteplici
NOMI, esprimenti ogni volta uno dei «Raggi» della Sua Gloria e che chiamiamo qui semplicemente
Dio. Perché Dio è infinito in potenza e in possibilità, il Bene e il Male coesistono e si equilibrano
eternamente in Lui. Ma, poiché Egli è pure infinitamente Saggio ed è il Bene Assoluto, considera
eternamente, nella Sua Onniscienza, tutti i possibili futuri, opera tra noi, in eterno, e con la Sua
Onniscienza, una Discriminazione, anch’essa eterna. Questa eterna Discriminazione dispone,
quindi, l’uno di fronte all’altro, il Bene e il Male. Ciò che Dio ammette, ritiene, desidera, realizza e
conserva, costituisce un Universo Ideale, o Archetipale. È il «Mondo dell’Alto», il Cielo. Ciò che
Egli rifiuta, rigetta, riprova e tende a cancellare, costituisce il «Mondo di Quaggiù», l’Inferno. E
l’Inferno è eterno come il Male che esprime, ora lo comprendiamo. Poiché Dio è eterno e contiene
in Sé tutti i «possibili», anche il Male è Eterno ed Egli non può distruggerlo. E poiché è
infinitamente Buono, Egli non lo vuole. Allora, poiché è anche infinitamente Saggio, Dio lo
trasforma in Bene... Ma, poiché anche il Male è eterno in quanto «principio», eterna è anche
l’Opera di Redenzione degli elementi respinti, come è eterno il Bene che essa manifesta e realizza.
L’UOMO, come ogni creatura, porta in sé una scintilla divina, senza la quale non potrebbe esistere.
Questa scintilla, è la VITA stessa. Questo «Fuoco» divino porta in sé tutti i possibili, come il Fuoco
INIZIALE da cui emana. I buoni come i cattivi. Poiché non ne è che il riflesso; e tra il braciere e la
scintilla, non esiste differenza alcuna in natura! Questo «fuoco» è, dunque, suscettibile di
«riflettere» il Bene o di «riflettere» il Male. Quando l’Uomo tende ad avvicinarsi a Dio, soffia e
anima in lui il «fuoco chiaro», il fuoco divino, il «fuoco di gioia». Quando tende ad allontanarsi da
Dio, soffia e accende in lui il «fuoco scuro», il fuoco infernale, il «fuoco della collera». Così, egli
genera in se stesso, come fa Dio nel grande TUTTO, il Bene o il Male, il Cielo o l’Inferno. In noi
portiamo la radice dei nostri dolori e delle nostre gioie. A questa Opera della Redenzione
Universale e comune, che fa dell’Uomo il collaboratore di DIO, la Teurgia avvia l’Adepto.
Forse non farà miracoli apparenti e forse ignorerà sempre il Bene che avrà realizzato. Ma, in questa
stessa ignoranza, la sua opera sarà cento volte più grande di quella del mago nero, anche se
quest’ultimo riesce a realizzare stupefacenti prestigi. Poiché questi ultimi non esprimeranno che la
realtà del Male archetipo collaborandovi. Nessuno dubita di questa realtà; e questa collaborazione
gli è del tutto inutile... La Magia ci mostra che niente va perduto, che tutto si ritrova e riprende il
proprio posto. «Ciascuno semina ciò che raccoglierà e raccoglie quel che ha seminato» ci dice la
Sacra Scrittura. In definitiva, il mago nero è un ignorante che recita la parte dello zimbello!
I suoi desideri o i suoi odi gli avveleneranno i giorni che saranno tempo perso ai fini della Vera
Conoscenza. Al tramonto della vita, tirerà le somme. Amore, Fortuna, Gioventù, Bellezza, non
saranno al suo capezzale per giustificare le ore sprecate. Non gli resterà che una sola cosa: un debito
da pagare, in questa o in un’altra vita, che nessuna creatura al mondo potrà saldare in sua vece.
Poiché, volendo piegare delle «Forze», così potenti e sconosciute come misteriose e temibili, ai suoi
desideri ed alle sue fantasie effimere, si sarà fatto loro schiavo incosciente, mai loro maestro!
Senza volerlo, le avrà servite... «Quando mentiamo ed inganniamo, dice Mefistofele, diamo ciò che
è nostro!...». Attraverso la voce di Goethe, la folla anonima degli Iniziati d’ogni tempo ci avverte!
Quei «principi» che Dio custodisce, perché li desidera, eternamente, Egli li emana. Essi si
individualizzano, poi si esprimono, a loro volta, secondo la propria natura che è l’Idea Iniziale
divina. L’insieme di queste «Emanazioni» costituisce il Piano Divino o Aziluth. Ciascuna di esse è
un Attributo Metafisico. Così si hanno la «Giustizia», il «Regno», la «Misericordia», la «Dolcezza»,
la «Forza», la «Saggezza», ecc.. Poiché sono di essenza divina, si capisce perché i metafisici
orientali, dopo di averle elencate e dotate di nome proprio, vi abbiano aggiunto i suffissi «El» o
«Iah», che significa Dio, femminile o maschile. Si hanno in tal modo le denominazioni
convenzionali: «Giustizia di Dio», «Rigore di Dio», «Misericordia di Dio», ecc..
Ciascuna di queste Emanazioni essendo parte costituente della DIVINITÀ UNA, emana a sua volta
delle modalità secondarie della sua essenza, e così via. Si costituiscono in tal modo degli esseri
particolari che chiamiamo Angeli, Geni o Dei, esseri che la teodicea ha raggruppato in dieci
divisioni convenzionali. Sono i nove cori angelici a cui va aggiunto quello delle «anime glorificate»
della Teologia ebraico-cristiana e della Cabala. Nel «Mondo inferiore» che Dio respinge, ovvero le
Quliphoth o «scorze» della Cabala, ciascuno di essi ha la propria antitesi, un essere del tutto
opposto, emanato da uno degli Attributi-Contrari, che Dio tende a far evolvere verso il Meglio ed il
Bene. Si hanno perciò l’«Ingiustizia», la «Debolezza», la «Crudeltà», la «Durata» e l’«Errore» e
aggiungendovi i suffissi complementari El o Iah, otteniamo i Nomi Demoniaci: «Ingiustizia
Suprema», «Debolezza Suprema», «Crudeltà Suprema», ecc.. Tutti i «possibili», respinti «in
basso», sono destinati a diventare «creature» e, emergendo dall’Abisso per Grazia ed Amore di Dio,
costituiscono il Mondo della Prova e della Necessità, la «Terra», in ebraico Aretz, solo riflesso
superiore dell’Abisso. Tutti gli Esseri che non sono gli «Dei-Attributi» dell’ASSOLUTO, nascono
in seno all’Abisso, complesso di ciò che l’Eterna Saggezza respinge eternamente. Similmente, gli
esseri venuti dal Basso devono pervenire, infine, tutti «in alto», nel «Palazzo del Re», collegati ad
una delle Dieci Sfere precipitate, ma migliorate, evolute, diventate infine tali e quali Dio
eternamente desiderava, ricche della totalità dei ricordi e delle esperienze passate.
Tutti questi esseri si innalzano, dunque, prima attraverso tutte le «forme» possibili e immaginabili
della Vita, in questo vasto caleidoscopio che è la NATURA ETERNA; forme successive visibili o
invisibili, minerali o vegetali, animali o ominali. Giunti a questo ultimo stadio, luogo di incontro in
cui li attendono la Libertà morale e la sua Responsabilità, essi costituiscono quel Mondo di Prova e
di Fatalità che è la «Terra», precursore dei «Cieli» simbolici. In virtù di questa Libertà e di questa
Scelta, finché si trovano nel piano di Aretz «Terra», sottomessi all’Esperienza, dunque alla
sofferenza ed alla morte trasmutatile, gli Uomini possono, con l’accettazione o con il rifiuto, con la
scelta intelligente o sragionevole, elevarsi o discendere sulla Scala, la scala del «divenire».
Si osservi che la Cabala dà lo stesso valore numerico alla parola Sinai come alla parola Sulam, che
vuoi dire scala. La Gematria ci rivela in ciò una delle chiavi principali della metafisica cabalistica.
Infatti, questa «scala» è legata alla leggenda del patriarca Giacobbe, parola che significa «colui che
soppianta». Ciò che per un’anima è salire, per un’altra è discendere: cfr. nei «Mabinoggion» o
«Racconti per il Discepolo» l’insegnamento bardico a questo proposito, nel racconto di Peredur a
Ewrach. Sulla Ruota Eterna, tutte le anime passano successivamente per tutti gli stati vedi la
«Rivoluzione delle Anime» del rabbino Isacco Luria. In questa salita sulla scala, un’anima è il
«soppiantatore», un’altra è lo scalino... Poiché, giunto una prima volta, nel «Palazzo Celeste»,
mondo della Pienezza, dove ritrova infine l’insieme dei suoi ricordi e delle sue facoltà, l’Essere può
ridiscendere volontariamente sulla «Terra», in Aretz, reincarnandosi, sia per nuove esperienze a
beneficio proprio, sia per lo scopo alchemico di aiutare gli altri esseri a liberarsi dall’Abisso, a
uscire dallo Sheol («Sepolcro»). E ciò ogni volta che lo desidera, protetto dall’Oblio.
Possiamo concepire l’inferno mentale che sarebbe la nostra vita se potessimo ricordarci di tutto quel
che siamo stati? Possiamo immaginare il nostro sé immortale che anima, per esempio, un ragno? Ci
vediamo, grossi come un ragno, nascosti in un buco infetto, danzare sulla tela, ricettacolo di
marciume e di polvere, mordendo a quattro ganasce i cadaveri decomposti delle mosche?...
«L’Oblio delle precedenti vite è un beneficio di Dio...» ci dice la tradizione lamaista!
Poiché l’Eternità e l’Infinità divine fanno sì che l’ASSOLUTO resti sempre inaccessibile all’Essere,
sia pure pervenuto nel «Palazzo dei Cieli», eterne in durata, infinite in possibilità, sono le
«esperienze» della Creatura, e così la Saggezza e l’Amore divini la fanno partecipe d’una eternità e
d’una infinità relative, immagini e riflessi dell’eternità e dell’infinità divine e in tal modo
generatrici d’un eterno divenire. Ma, in ogni caso, non si dovrebbe mai confondere gli Esseri in
corso di evoluzione verso il Piano Celeste e gli Attributi del Divino, parti costituenti di DIO.
Grazie all’onnipotenza del Verbo, che si esprime attraverso la Preghiera e le sante Orazioni, con
una vita che si avvicina, nella misura consentita all’Uomo, alle loro perfezioni, il Teurgo risveglia e
mette in azione gli Attributi divini e ciò elevando gli occhi ad essi... Con la Simbolica che permette
di canalizzare e di condurre questa azione, «ponendola» nel Tempo e nello Spazio, il Teurgo agisce,
allora, indirettamente sugli Esseri dell’Universo materiale. Dato che, partendo dal principio
iniziatico universale che la «parte» equivale al «Tutto», e che «ciò che è in basso è come ciò che è
in alto», questa Simbolica gli consente di realizzare un microcosmo realmente in rapporto di
Identità analogica con il Macrocosmo. Ritroviamo questa teoria, degradata, nel principio del
Sortilegio e della fissazione del suo «voult». Con la Simbolica, il Teurgo realizza, sul suo altare, sui
suoi pentacoli o nei Cerchi operatori, veri «voult» del Mondo Celeste, dell’Universo materiale,
degli Esseri che in essi risiedono, delle Forze che vi sono racchiuse. Ma, al contrario del praticante
della comune Magia, realmente legato alle particolari virtù dei suoi oggetti, dei suoi ingredienti, ai
riti (diventati formule superstiziose) del suo Sacramentario, proprio come il Fisico o il Chimico
sono legati agli apparecchi di laboratorio, ai corpi che usano, alle formule del loro codice, il Teurgo
non ha tale servitù superstiziosa. Utilizza la Simbolica solo come mezzo di espressione,
complementare del suo verbo, esso stesso espressivo del suo pensiero. Poiché la Simbolica
completa, nel dominio delle cose inanimate, il Gesto del Teurgo, il suo Gesto completa la Parola,
la sua Parola esprime il Pensiero e il suo Pensiero esprime la sua Anima. E questo è il segreto
delle «Nozze feconde del Cielo e della Terra». Così, nella Trinità Divina e nella Trinità Umana.

DIO - UNO - ANIMA - UNA
Padre - Pensiero
Figlio - Parola
Spirito Santo - Gesto

Infine, il Teurgo non pretende di sottomettere, bensì di ottenere: il che è molto diverso! Per il
Mago, il rito piega inesorabilmente le Forze alle quali si rivolge. Possedere il «nome», conoscere
gli «incantamenti» è poter incatenare gli Invisibili, affermano le tradizioni magiche universali.
La logica non ammette, a questa pretesa, che tre ipotesi giustificative:
a) Le Forze assoggettate lo sono solo perché inferiori in potenza allo stesso Mago. Allora, non c’è
merito alcuno nell’asservirle e nessun beneficio da ottenere. Poiché la Scienza ufficiale con la
pazienza e il tempo, vi arriva ugualmente...
b) Le Forze assoggettate si prestano per un momento al gioco, accettando solo in apparenza una
servitù momentanea, nell’attesa di una fatale conseguenza che sfugge all’uomo, ma che deve
logicamente essere utile ad esse. In questo caso, il Mago è ingannato, la Magia è pericolosa e come
tale deve essere combattuta...
c) Le Forze assoggettate sono incoscienti, dunque non intelligenti e di conseguenza naturali. In
questo caso, la pretesa del Magista di sottomettere le «potenze» dell’Al di là è solo una chimera. Il
suo rituale, noioso, irregolare negli effetti, imprevedibile nelle conseguenze ultime, deve essere
sostituito da uno studio scientifico di questi fenomeni, nell’attesa di incorporarle nel campo delle
Arti e delle Scienze profane. Da questo momento non c’è più Magia...
In quanto al Teurgo, non ha da temere alcuna «spiegazione» che diminuisca i suoi poteri poiché egli
scarta di primo acchito ogni fattore materiale dotato di una qualsiasi virtù occulta, ogni forza
racchiusa o infusa con dei riti nei suoi supporti materiali. Solo la Simbolica deve unirlo al Divino
con lo slancio della sua anima, per veicolo. Subito si pone il problema: rivolgendosi a Dio
attraverso il canale dello Spirito e del Cuore, non v’è da temere alcuna deflorazione del grande
arcano, e, qualsiasi cosa accada nelle varie realizzazioni, il Mistero di queste ultime rimane
integro. Ciò che il Mago pagherà alla fine con dolore, il Teurgo lo completerà in gioia. Come
dice la Sacra Scrittura, il Teurgo ammassa inalterabili tesori, mentre il Mago fa un cattivo
investimento.
http://digilander.libero.it/iniziazioneantica/index.html

Parte Seconda


Parte seconda

IL TEURGO

di Robert Ambelainalias Aurifer, S.I.I.

Per la verità, una discriminazione tra i due sessi, in relazione alla pratica della Teurgia, sembra
malagevole; e pare che nulla possa opporsi all'ipotesi di una donna che segua l'ascesi cabalistica
applicandone gli insegnamenti. Tuttavia, dobbiamo far osservare che l'uomo è più attratto dalle
pratiche attive di queste scienze della donna, la quale si dedica solamente agli esercizi passivi. La
medianità e suoi derivati, chiarudienza e chiaroveggenza, è più riservata alla donna mentre
l'evocazione e lo scongiuro sono per l'uomo. La credenza nella inferiorità dell'anima femminile in
rapporto all'anima maschile, deriva dalla Simbolica tradizionale, chiave e regola della stessa
Teurgia. Infatti, la Donna rappresenta per analogia la Vergine-Madre, cioè la Natura Eterna,
naturata come naturanda. L'Uomo esprime piuttosto l'immagine del Logos, del Verbo Creatore,
emanatore e fecondatore di questa stessa Natura. Come la Vergine-Madre è l'uguale del Figlio e del
Padre della Divina Trinità, la Donna spiritualmente è l'uguale dell'Uomo. Ma, come la Natura
rimane sottomessa al Creatore, così la Donna corporalmente è inferiore all'Uomo. Aggiungiamo
ancora che la sua impurezza mensile, che un tempo rischiava sempre di contaminare il suolo degli
Oratori o degli Occulta per la quasi totale assenza di biancheria intima e che per più giorni al mese,
fa del corpo femminile un condensatore di fluidi puramente magici, per questo stesso ritmo, ne fa
l'elemento lunare della Coppia Umana. Infatti, la Donna è, per questo stesso ruolo, analoga alla
Notte, al Silenzio, all'Acqua, mentre l'Uomo è l'elemento solare della suddetta Coppia, analogo al
Giorno, alla Luce, al Verbo ed al Fuoco. La locuzione popolare « triste il pollaio dove canta la
gallina e tace il gallo... » sembra volerci segnalare l'importanza della Parola maschile, riservando
alla donna il ruolo di sostegno fecondo ma passivo, del Verbo creatore.
CONOSCENZE NECESSARIE
Colui che vuol diventare un Teurgo deve possedere un'istruzione generale equivalente almeno a
quella di maturità. Nulla è chiaro nelle opere moderne come negli autori antichi. Sono indicate
solide nozioni di latino, greco e soprattutto di ebraico! Aggiungiamo sufficienti rudimenti di
filosofia classica, metafisica ed anche di teologia ed avremo soddisfatto le esigenze del bagaglio
ordinario. Ma non è ancora tutto, poiché l'antico Teurgo era sapiente, prete e mago contemporaneamente.. Nel campo delle conoscenze ermetiche sarà lo stesso. Dovrà aver letto i
classici come Cornelio Agrippa, Paracelso, Roberto Fludd, Enrico Kunrath, Jacob Boehme, ecc..,
dovrà possedere solide nozioni di Astrologia, sia giudiziaria che cabalistica, conoscere le leggi
generali, i principi ed il vocabolario della Alchimia, possedere a fondo le leggi e le applicazioni
della Magia. Infine, e soprattutto, essere un approfondito Cabalista. La Cabala è il fondamento
stesso della Teurgia. Non intendiamo dire che altri esercizi spirituali che poggiano su usi diversi,
sebbene tendenti allo stesso scopo, ma che derivano da filosofie estranee all'Europa, non conducano
agli stessi risultati. Ma in questa Opera destinata ad Europei, trattiamo solo la Teurgia che si basa da
una parte su un fondo documentale e mistico ebraico-cristiano e dall'altra su un fondo magico
celtico-mistico. Il « clima » medievale e faustiano sarà il piano di fondo sul quale sfileranno gli
esercizi spirituali che riveliamo per la prima volta. Agendo così non commettiamo alcun spergiuro,
in quanto non siamo legati ad alcun giuramento. Poiché queste cose ci sono pervenute per la stessa
via teurgica, esse sono il risultato delle nostre meditazioni, delle nostre Operazioni e solamente
queste ultime — nel loro Ritualismo — costituiscono un «deposito» tradizionale. Infine, egli dovrà
conoscere rudimenti di lingua ebraica e sono necessari una grammatica ed un dizionario.
DEL GENERE DI VITA
Scapolo o sposato, non importa. L'essenziale consiste, tanto in un caso come nell'altro, nel non
esagerare l'importanza della vita sessuale. Una costante repressione, penosa da sopportare in un
giovane organismo, è una palla al piede. D'altra parte, la ripetizione troppo frequente dell'atto
sessuale, i « giochi » voluttuosi, troppo snervanti ed allettanti, sono nocivi all'equilibrio psichico ed
alla elevazione spirituale e morale. Repressione o esagerazione dell'atto venereo e della sua
frequenza, determinano, sia nell'una che nell'altra, delle ossessioni assolutamente contrarie all'ascesi
del Teurgo. Lo stesso dicasi della nutrizione. L'eccesso di ogni cosa è un difetto, occorre
assolutamente riservare i periodi di continenza assoluta e di digiuno parziale o integrale, ai periodi
che precedono le grandi Operazioni. Non abusare della carne e delle spezie nel regime ordinario. Le
loro proprietà psichiche spesso sono opposte a certi lavori. Il solo campo in cui non è ammesso
alcun limite è quello della lettura e della meditazione che ne deriva. Ci si dedicherà alle opere
tradizionali: Sepher Jezirah, Sepher-ha-Zohar, e a tutti i classici della Cabala: Kircher, von
Rosenroth, Drach, Luria, ecc.., cfr. la bibliografia della Cabala nell'opera di Papus: « La Cabale».
Occorre vivere « in spirito » ed al massimo.

Fonte: teurgia vera magia pdf


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